sabato 22 giugno 2013

Io sono un albero

Talvolta il respiro sa di pioggia.
Di un golfino sulle spalle.
Di serate in cui la luce sembra non spegnersi.
Di alberi che toccano appena il suolo
e ti ricordano ciò che sei.
Di nuvole che corrono lontano.
Talvolta l'attesa è perfetta.
Naturale simbiosi tra le corde della chitarra e la voce.
Semplice sospiro del battito del cuore
e congiunzione tra il ventre ed il cielo.
Le stagioni non hanno peso ed il tempo non esiste,
quando le parole conoscono il loro spazio
e tu le riconosci,
nella bellezza del loro suono.
Talvolta,
un attimo sembra eterno.
Ed io ringrazio per ogni albero
che mi ha abbracciato,
tendendomi un ramo.

lunedì 27 maggio 2013

Silente.

Dormo.
Come se ogni suono fosse il battito d'ali di una farfalla.
Come se la luce filtrasse dalle nuvole,
per dipingere colori soffusi.
Come se potessi leggere attraverso circoli di fumo.

Ascolto.
Tra una parete e l'altra del cuore.
Solo ciò che la mia mente, attaccata al cuore, desidera percepire.
Ed oltre le percezioni dell'universo, non c'è nient'altro che un sorriso dipinto nel cielo.

Se potessi.
Descrivere il suono.
Se potessi.
Sentire il silenzio.
Mi lascerei guidare ad occhi chiusi.
Verso il mare che il cuore trattiene.
Che ancora non lascia scorrere, perchè la stagione non è giunta.
Che il vento spazza via.
Guarderei oltre l'orizzonte, semplicemente per la curiosità di immaginare.
E ascolterei.
Per un attimo.
Un brivido.

martedì 21 maggio 2013

Frantumandomi.

Trattenendo il fiato per non lasciar traccia.
Vorrei riuscire ad allontanare il vuoto, per lasciar entrare quell'unico stentoreo raggio di sole.
Scivolando dentro me stessa, per vedere cosa può rimanere.
Dei miei sbalzi tra il rosa ed il blu cobalto.
Di uno sguardo appeso ad una corda morbida e sinuosa.
Al  mio sentire estremamente fragile.
Al senso di dolcezza dei cuccioli che sbadigliano.
Alle strade che corrono e ritornano vuote.

Come si potrebbe.
Attraversare un mondo fatto di arcobaleni, fino a giungere al fondo del vortice.
Non è, una domanda che ti faccio.
Ma cerco di comprendere.
La malinconica emozione dell'acutizzarsi della ricerca della pace,
l'altalena dei vortici emotivi,
per giungere a ritrovare quel senso di sicurezza che dà il latte materno.
Come la copertina di Linus.
Come i fiori a primavera.
Come le serate estive. Anche con i loro temporali, perchè no.

La pelle si secca ed io, la sto a guardare, mentre le mani iniziano a far male.
Queste mani, che da tempo sono vuote e urlano,
perchè vorrebbero chiudere il dolore dentro lo stomaco e gettarlo via.
Non ho più paura del vuoto.
Vorrei assaporarlo, per dargli un nome e riempirlo di fiori profumati.
Di quella bella acqua di colonia che lascia una traccia indelebile sulla pelle.
Di quel dolce calore che assaporavi al freddo delle giovani notti invernali.
Di quel senso di serenità di un sorriso timido a fiordilabbra.

Vorrei stare.
Per un momento.
Ad ascoltare un unico suono e capire di poterne vivere.
Basterebbe.

martedì 14 maggio 2013

Brivido.

Appesa ad una corda di violino.
Camminando tra le nuvole, senza aver paura di cadere.
Sorridendo al sorriso nascosto tra i capelli.
Guardando appena, senza aver paura di scivolare.
Non sento nemmeno il richiamo del mare,
che attonito osserva il mio volo fatto di piume e di narcisi.
Sento solo di comprendere il suono,
fatto di perfezione e di totale mancanza di parole.
L'armonia che mi circonda,
trattiene a stento il mio pensiero
ed io, basita, guardo da sotto in sù la mia anima volare
e lascio cadere il peso dei libri,
per liberarmi, finalmente, dalle macerie del mio vivere.

lunedì 22 aprile 2013

Quando le parole non contano. Andrea Franchi. Circolo Revers. 13.04.2013

Quando si varca l’uscio del Circolo Revers, ci si sente a casa.
In una casa costruita mattone dopo mattone, con quell’aria famigliare e quasi ingenua, decorata coi calli alle mani, di Natale ogni giorno, di pane appena sfornato, di pioggia fuori e sole dentro, di calore vero.
Appena si varca la soglia del Revers, vieni accolto dall’artista del giorno e gli amici ti accompagnano a conoscere il proprietario del locale, ancora incredulo che tu abbia potuto superare il mare per arrivare, sano e salvo, in un piccolo locale di provincia, che ci mette anima e cuore per fare il suo. E per quanto ho avuto modo di vedere dai cartelloni, lo fa perfettamente.
Non ci sono dubbi ed esitazioni perché so perfettamente che andrò ad ascoltare Andrea Franchi, con l’innocenza e l’avvedutezza dei miei eterni 18 anni. E così mi sento in questa serata speciale.
Lo vado a salutare. Siede tranquillo con la sua compagna ed il suo splendido figliuolo e ci accoglie con l’abbraccio dei vecchi amici. Quelli come noi, che non guardano i chilometri per venir trainati dalla passione sana.
Certo, da canto mio ho una buona dose di sarda pazzia, ma non mi fermo di fronte alla musica, che è arte non riconosciuta dal nostro misero paese, ma a me bastano le parole incastonate al modo giusto, per farmi stare bene.
Andrea Franchi è meglio conosciuto per essere il batterista instancabile, imprescindibile ed inseparabile del buon Paolo Benvegnù, ma non è assolutamente e limitatamente questo.
E’ un artista a tutto tondo. Che ha iniziato la sua carriera accompagnando tanti musicisti di spessore del panorama indie-rock, primo tra tutti Marco Parente.
E che è uscito circa un anno fa allo scoperto, inanellando un piccolo capolavoro, quale è “Lei e contro di lei”.
Un disco di pura costruzione cantautoriale. Con quella specialità tipica delle parole del Druga, così noi lo chiamiamo, che mischia in maniera naturale costruzioni stilistiche e musica rock.
Gioiellino che dal vivo, in versione rock intimistico, suscita un mare di picchi emozionali, trasportandoci sulle strade Kerouachiane, a sudare sangue dalla pelle al volto.
L’ho amato e rimato, come se lo ascoltassi per la prima volta.
Ho ricordato quando, in una notte infinita di quasi 3 anni fa, ascoltai “Confini immaginari” per la prima volta e compresi quanto potesse lui andare oltre, quel confine immaginario, appunto, che non esiste e come tale, ci può far vivere mille e mille vite ancora.
Ho riacciuffato meraviglie come “Il bene componibile”, “Appartamenti” e la title-track, con le lacrime dello stupore, perché bisogna aver vissuto ogni dimensione possibile per poter scrivere in questo modo e possedere la magia delle note, per far uscire fuori ciò che si è.
Ed io, di fronte a questi musici, così pieni di bellezza da essere inconsapevoli, mi prostro e vivo, per respirare appena l’aria che si può vivere solo in questi momenti.
Sono solo emozioni. Ma grazie Andrea per esser così, semplicemente, carico di note e suoni e grazie ai ragazzi del Revers, per avermi regalato una serata Unica.

lunedì 25 marzo 2013

Respirando di sguardi.

Ho voluto riscoprire la bellezza degli occhi chiusi,
in quell'attimo in cui, appena assopiti,
riaddormentati smettavano per un attimo di battere le ciglia
per riaccendersi un istante dopo, nell'accecante baluginio dei colori.
Come un limpido bagliore,
riscoprire gli oggetti intatti e ricontarli,
dai libri al tavolo, dal tavolo al letto,
come se vivessero in un'altra dimensione.
Come se un'istante di pura apnea,
significasse una vita intera.
Ho vissuto.
Sono certa.
Un'altra vita altrove.
Durata solo un secondo, ma così piena come se ne avessi avute mille altre,
di storie da raccontare, altre da me.
Come se avessi potuto riflettermi nello specchio dell'anima,
per scoprire un'altra anima, pregna di vita, quanto la mia.
Come se dentro, mantenessi mille altre me, diverse da me.
Camminando da un luogo all'altro,
da un leggero e immoto fresco sul volto,
per riscoprire come il tempo stesso,
non abbia paura di scolpirti sul volto le proprie orme.
E tu, te le porti dietro l'occhio,
in piccoli segni sotto le borse degli occhi,
nella raggrinzita pelle delle mani e sotto i piedi, brucianti di fatica.
E solo un attimo ti fermi a respirare, immobile,
per farti rapire dagli occhi e di chi di occhi, è fatto.

mercoledì 20 marzo 2013

Mancando un attimo.

sarà speciale.
sarà magico.
sarà un immoto respiro del tempo.
saranno fugaci nuvole bianche.
un soffio argentato sui capelli.
un rossore inaspettato a mille attimi di gioia.
sarà un nuovo inizio.
come ogni fine di un vecchio capitolo,
che lascia posto alla rinascita.
saranno battiti di ciglia,
a tempo con la musica.
saranno abbracci e sollevamenti di parole.
saranno sguardi rubati al buio.
carezze sul mondo.

sabato 9 marzo 2013

Sono.

ogni volta che guardo fuori di me,
vedo ciò che non sono e non vorrei divenire.
sarebbero lacrime sprecate.
colori accesi nel buio.
pioggia persa nel vuoto.
labbra livide divenute rosee.
cerchi schiusi in forme mancanti.
e quel languido vuoto conterrebbe noia.
punti di sospensione.
frecce mirate al bersaglio.
buchi nelle tasche piene.
Io. Sono.
Tutte le sfumature di blu che ridono quando la notte cerca di trasformarle in nero.
E devo solo riaprire gli occhi,
per ritrovarle sotto, gli occhi.
Appena, schiuse tra l'anima e il terreno sotto i piedi.

Congiungersi. Con sè. Dentro sè.

Torna il sole.
A sfiorarmi il viso con le sue lunghe ali bianche.
Ad imbrunirmi le gote di rossore e sorriso.
Col capo chino all'indietro vedo i tuoi capelli sciolti sulle spalle.
Sanno di terra e cieli, nuvole e silenzio.
Come rami giungono ai miei piedi e di radici ,alle punte mie.
Il cielo si congiunge col mare, come un matrimonio eterno ed annunciato.
Ed io. Posso ora trattenere il fiato, lungo di carezze e sogni.
Fino a che il blu non divenga nero.

martedì 5 marzo 2013

Le api. La carta dei giornali.

Non ho più tempo per una tazza di caffè.
Mi raggomitolo attorno alle lenzuola,
tenendo stretto un lembo come se fosse la copertina di Linus.
Sbatto appena le ciglia, dietro un flebile fascio di luce.

Non ho tempo per i rituali.
Non mi appartengono ed io non appartengo a loro.
Ho tempo per una passeggiata, anche sotto la pioggia.
Per una nota disambigua che si inerpica tra la coda dell'occhio e l'angolo del cuore.
Per una poesia dimenticata e ritrovata.
Per la scelta del colore del giorno.

Ho tempo per la gentilezza nel vivere.
Per i passi leggeri e appena percepiti.
Per l'angolino in cui sto sempre bene.
Per la totale mancanza di inadeguatezza.
So. Esattamente. In quale posto voglio vivere.
Dove voglio stare. Quali attimi scegliere per stare bene.
Ed oggi ho deciso che non ne sprecherò nemmeno uno.
Non utilizzerò mai una parola greve quando, chi mi ascolta,
non ne conosce il significato.
Non adatterò il tempo al mio tempo.
Non starò ad ascoltare risa che non si attagliano alla mia gioia.

Attenderò. Come sempre.
Il momento perfetto.
Per osservare la gioia dietro l'ombra e accorgermi,
che ne sto piangendo fuori il cuore.

domenica 10 febbraio 2013

Ora.

Non è.
Il tempo delle stagioni
che ritornano.
Il calore dei libri
che solleticano il volto.
La bellezza dei passi sulla sabbia.

Il freddo.
Ad illuminare il vuoto.
Riempie gli spazi di pura aria.
La pelle livida
diventa viola.
I sentimenti
si rintanano nell'angolo.
Ad attendere di riaccendersi.
Come fiammelle di un accendino scarico.
A provare nuvole di calore.
A colorare la pioggia
di arcobaleni.
A solletticare i piedi
con le spighe di grano.
Ad abbeverarsi
di rugiada,
ridendo dei rivoli
lungo le guance.

Non è tempo.
Delle risa senza pensiero.
Delle corse a perdifiato
a non perdere un attimo dell'alba.
Dei colori di cui il cielo è capace.
A renderci dimentichi delle nostre piccolezze.
Dell'amore che ruba il fiato
al tramontare dei fiori.
Delle vesti lasciate sulla sabbia
dopo un bagno notturno.

Non è tempo.
Delle ore grattate via all'alba,
alla gioia che scivola via dai nervi
e colora le vene di blu cobalto.
Delle note che danzano sui polsi pulsanti
e urlano fuori il dolore
che brucia più del fuoco.
Delle lacrime che sgorgano
dai seni di chi ha sofferto
fino a strapparsi la pelle.
Della malinconia
che rattrappisce gambe e braccia.
Dell'inchiostro che scorre
sulla pagina bianca
e la rende impalpabile.
Delle rughe sul volto
che scrivono la storia della vita.

Non è tempo.
Della passione che distrugge ogni distanza
tra terra e cielo.
Del calore che arrossisce da capo a piedi.
Dell'alba che si mescola al tramonto,
per ritrovare pace all'orizzonte.
Del mare in burrasca che atterrisce,
fino a stringersi tra le braccia nude.

E' tempo del respiro.
Flebile. Dolce come una margherita.
Trattenuto appena dentro il palmo
di una mano,
per coccolarlo e farlo crescere.
E' tempo dei passi che muovono
verso il sole.
Delle parole che sussurrano al giorno.
Della calma.
Dei silenzi che comprendono.
Della neve che trattiene.
Dell'attesa.

giovedì 7 febbraio 2013

Con la testa tra le lettere.

Apro le pagine di un libro dimenticato.
Esco da ogni foglio, per rientrarvi e riscoprire l'odore delle parole.
Le vedo ricrearsi, come se un attimo prima il foglio fosse bianco
e quando volto la pagina, si riposizionassero al loro posto.
Rimango per un attimo appoggiata sul libro.
Con la testa leggermente reclinata sulla mano,
guardo il mondo da sotto in sù e ciò che vedo,
è una pagina vuota da scrivere,
parole da rileggere,
per dargli un significato nuovo.
Non voglio abbandonarmi,
per avvicinarmi al mondo.
Voglio che il mondo si avvicini a me,
a passi lievi e delicati,
e scopra quello che sono.
Che mille farfalle blu si posino sulla mia mano
e mi facciano sorridere.
Che le note danzino tra la testa e il cuore
e non abbiano paura di vederne i colori.
Che il cuore parli con la mente
e non si lasci sottomettere.
Che la luna illumini i miei passi,
rendendoli leggeri.
Che ad ogni buongiorno,
corrisponda la vita.

Tra una goccia e l'altra

Lo scricchiolio delle foglie autunnali.
Come un suono famigliare che ti trattiene nella veglia.
Una tazza di caffè fumante, che non ti concedi da tempo immemore.
La solitudine delle gambe rannicchiate, a piedi scalzi, mentre la pioggia tintinneggia appena contro i vetri.
Ascoltando canzoni random...
quelle note che ti tagliano la gola ma senza le quali non sai vivere.
Ed io che guardo il mondo attraverso le lacrime e cerco un raggio di sole,
solo per me.

Sono solo stanca.
Stanca di guardare fuori e vedere il vuoto.
Stanca di osservare e non riconoscere uno sguardo amichevole.
Stanca di illudermi che possa cambiare.
Che quella famosa nuvoletta rosa si fermi, una volta tanto.

C'è qualcosa più grande di me....
Io non riesco ad uscire da me non mi basto...
Brucio... Brucio... Brucio...

Vorrei farmi un altro tatuaggio....

mercoledì 16 gennaio 2013

Sorprendersi

Qualche volta il respiro sa di pioggia.
Di alito di vento rappreso.
Di neve che non si decide a scendere.
Di sole. Che torna quando meno te lo aspetti.

Qualche volta il respiro sa di sorrisi semplici.
Di gesti inaspettati.
Di volti importanti. Che appaiono nell'attimo giusto.

Qualche volta le giornate sono cariche di nulla.
E quel nulla è perfetto.
Perchè deve. Semplicemente. Essere.
Un normale susseguirsi delle cose.
Senza pianificazioni.
Senza attese vane.
Senza pretese.

Guardare un raggio di sole farsi capolino dal vetro opaco.
Sorrdere perchè l'inverno si è allontanato un attimo.
Perchè la vita è perfetta nella sua imperfezione.
E se non attendo...è ancora più bella.