domenica 30 gennaio 2011

Il mondo è in mano ai bambini.

Vorrei guardare il mondo con la limpidezza della nascita.
La curiosità che i bambini hanno nello scoprire il nuovo.
Lo sconosciuto.
La simbiosi materna.
Quell'assolutezza che permea un rapporto talmente speciale ed esclusivo, che nessuno scienziato sarebbe capace di spiegarlo.
Ogni giorno sorridere con innocenza al creato, alla gioia per la pioggia, come per la nascita di un nuovo giorno, come per la comprensione attraverso la semplicità dei sensi.
Vorrei divenire...gesto.
Vorrei poter comprendere e trasmettere con le mani, quello che le parole non possono assimilare a nulla.
E ascoltare, per riconoscere i suoni famigliari, e racchiuderli in piccole scatole di latta, ove non possano disperdersi.
Vorrei stare ore a guardare il mare, perchè possa raccontare al mio cuore ciò che non potrò mai vedere con gli occhi.
Sempre più vorrò divenire... me stessa.
E legare palloncini ad ogni parola, perchè possa giungere alla sua destinazione.
Perchè la libertà di esistere non cessi.

sabato 29 gennaio 2011

Stagioni che cambiano.

Guardo fuori.
Un cielo di panna piange.
E tutto il silenzio che ha avvolto le mie coperte fino a tarda mattina,
si trasforma in ricordi che danzano tra il vetro e le gocce che lo ricoprono.
Come se ogni ricordo avesse le sue parole, i suoi sogni, pagine da decorare a Natale e sorrisi da regalare nelle folli notti estive.
Ed io tengo per mano i chilometri che ho percorso per raggiungere i miei sogni, rubare un abbraccio ad un amico lontano, piangere di gioia al suono della canzone del cuore.

C'è un tempo per ogni cosa.
Passerà questo freddo che rende dimentica ogni sensazione.
Passeranno le pioggie che trattengono i colori al buio di questa stanza gelida.
Torneranno le foglie autunnali che ricoprono i passi, rendendoli croccanti e profumati.
E tornerà il mondo a riscoprire l'arcobaleno dopo la pioggia, il mare che dolcemente accarezza la sabbia e la musica, a segnare ogni battito del mio cuore.

Io...attendo.....

giovedì 27 gennaio 2011

Se questo è un uomo.

Oggi. Giornata della memoria.
Come usualmente accade, si apporrà una candela alla propria pagina di vita virtuale, per salvarci la faccia, per mostrare al mondo quanto siamo sensibili di fronte alla devastazione di popoli interi, di fronte ad un abominio che niente e nessuno potrà cancellare.
Che ci piaccia o meno, siamo fatti di memoria.
E prima di tutto, di memoria storica.
Nelle nostre radici vi è l'orrore che i nostri antenati hanno vissuto.
Lo sterminio che donne, bambini e malati hanno dovuto subire.
La lotta alla sopravvivenza.
Ed anche, la morte.
Perchè anch'essa, fa parte della vita.
Nelle nostre vene vi è una traccia di malvagità, che cerchiamo di trattenere con larghi sorrisi, quando la violenza è presente nelle nostre azioni quotidiane.
Nell'incapacità di ascoltare. Nella necessità di acquistare continuamente oggetti inutili. Nella ricerca di quello che non c'è, di sicuro, fuori da noi, perchè non siamo capaci di trovarlo dentro.
Non voglio fare del facile moralismo.
Ma se guardiamo lo stato del nostro paese, è tacito.
Ed una volta tanto, vorrei accenderla nel cuore, questa candela.
Ed invitarvi a guardare l'omonimo film.
O a leggere il libro, che è molto meglio.
Magari, a lume di candela.

mercoledì 26 gennaio 2011

H E R M A N N | N N A M R E H


Viene alla luce il 18 Febbraio "Hermann", nuova creatura di Paolo Benvegnù.
Attesissimo successore dell'imprescindibile "La labbra", che tanti successi ha mietuto, suggellando la sensibilità e la presenza scenica di un artista, che nel nostro Paese non ha eguali.
Ricordiamo la sua partecipazione al concerto del Primo Maggio del 2009.
Il suo contributo nella compilazione di Manuel Agnelli & Co. "Il Paese è reale" con il brano "Io e il mio amore", premiato al Meeting di Musica Indipendente per la sezione "Migliore Fotografia", con la motivazione: per la capacità di interpretare con armonia luci ed ombre, mantenendo ritmo e leggerezza.
Ennesimo riconoscimento nell'ultimo capolavoro di Mina "Caramella", in cui è stato inserita una sua reinterpretazione del brano "Io e te".
Ultimo, non ultimo, la partecipazione all'inedito collage di "Materiali resistenti", per cui l'artista ha creato un'ennesima perla di poesia e saggezza intitolata "Breve storia di Francesco C.", riconosciuta come miglior brano Indie per le giurie specializzate.
Ora, con "Hermann", si volta pagina.
Abbandonata l'analisi dell'amore, si estroflette e osserva il mondo.
Con i propri occhi di artista delle sottigliezze, delle sfumature impalpabili, ma soprattutto, di uomo che sa cogliere.
E che della sua vita vissuta ha fatto un libro per riflettere sulla Bellezza.

Nell'attesa, vi regalo questa interessante intervista in tre parti, tratta dal sito "Nodo in gola"





martedì 25 gennaio 2011

La rotondità della luce.

Vorrei destarmi dal sonno
un attimo prima della veglia,
nel momento in cui la visione non è reale
e la percezione delle cose fluttua,
tra l'immaginazione e il sogno.
Vorrei assistere
a quel senso di non-appartenenza
e carpirne l'essenza,
perché ogni singolo gesto
vivesse di vita propria.
Vorrei che le parole danzassero
disegnando pareti di cotone,
dove rimbalzare per rinascere
sotto una nuova forma,
che si palesi in sublimi note di violino.
Vorrei che quella luce
che riempie i miei occhi
solleticandomi al riposo,
sapesse circondare ogni movimento
che l'aria compie attorno alle cose,
cosicché la vita potesse raddolcirsi
aggrappandosi alle emozioni.
Ed io, proprio lì,
vorrei addormentarmi.

Lettera al poeta.

Caro Poeta,
raccontami i tuoi sogni,
che celi dietro specchi di favole imbandite di nuvole d'oro.
Svelami i segreti che nella tua anima ballano,
colorando il cielo di amianto e sole.
Raccontami la nascita delle parole,
dal momento in cui le hai viste sorriderti
e accocolarsi al tuo cuore,
come un caldo manto
sotto cui scaldarsi nelle notti azzurro neve.
Anima il mio debole desiderio
della stessa passione
che unisce gli amanti.
Indicami il sentiero,
dove possa ritrovare i miei passi,
persi nel dolore che la mente ha rivelato.
Calpesterò le foglie autunnali,
per nutrirmi dei suoni che solo l'amore conosce,
per scoprire quella parte di me che ancora non nacque.
Mi coprirò di veli,
perchè la notte possa tenermi per mano
e portarmi al cospetto della luna,
amica fedele delle stagioni che mutano,
della vita che nasce,
della luce che in me, è amore.
Ti ascolterò, o compagno delle mie notti insonni,
come si ascolta l'acqua che scorre,
come se fossi aria da respirare,
come se le tue parole vivessero di vita propria, in me.
E leggerò nella tua mente,
quando le tue mani non potranno scaldare il mio cuore.
Perchè sono le parole, a farlo battere.

Il sogno della mia vita.

E ci fu l'attimo in cui
corsi a perdifiato
e le mani
non ebbero confini.
E scorsi per un istante
la vita consumarsi,
come se il respiro non bastasse
a divenire cielo.
E non ebbi paura
che quell'attimo
venisse a mancare,
perchè non vi era
arcobaleno
che potesse comprendere
i colori in fondo ai miei occhi.
Non vi era albero
o fiore o erba che potessi calpestare,
per ridestarmi dal sogno
che la vita mi rendeva.
Potei ridere di me,
nell'istante in cui abbandonai la terra.
E fu come fluttuare,
tornare nel grembo materno
e non temere.
Poter correre, rotolare,
fare capriole all'indietro,
all'unisono col battito del mio cuore.
E fu come
tornare a nascere,
stringermi nel palmo di una minuscola mano,
e ascoltarmi venire al mondo,
per riscoprire i colori che la vita mi donò
e che ogni, dipingono i miei occhi.
E fu come
rivedere mia madre che vive,
attraverso me.
E che mi stringe al cuore
all'aba di un nuovo giorno,
quando ho bisogno di pace.