mercoledì 29 febbraio 2012

I miei primi 40anni.

Tempo di bilanci. Di consuntivi.
Per comprendere cosa rimane. Quanta strada ancora da percorrere.
Quanta ne avanza. Per arrivare, a me.
Ieri, ci pensavo. Pensavo a quello che la malattia mi ha tolto.
Ai tasselli della mia famiglia che non ci sono più.
All'amore che non sono stata capace di cogliere, per trascinarmi fuori dal mio stesso dolore.
Alla fatica di sorridere, quando attorno vedo solo vuoto e nessun motivo per farlo.
Dopo 40 anni, sono ancora qui, a vivere di note e di parole.
Ad abbeverarmi di gioia di fronte al sole e a ridere dei piccoli gesti, che fanno iniziare bene la giornata.
A sorridere ancora, delle mie rughe attorno alle labbra, del mio musetto di cagnolino che annusa l'aria e scodinzola, perchè sono ancora capace di ringraziare il cielo di esistere e di sentirmi viva.
Della sorpresa di fronte alle piccole gentilezze, che cancellano con un colpo di spugna tutta la mancanza di garbo e di buona creanza che il mondo ci sbatte in faccia ogni giorno.
Di cosa dovrei avere rimpianti?
Ogni passo che non ho potuto compiere è stato frutto delle mancanze di chi non ha saputo comprendere i miei bisogni e non ne sento il peso, perchè la mia nuova vita è nata solo perchè l'ho fortemente voluta e l'ho dovuta strappar via dalla terra, a costo di sangue, lacrime e unghie spezzate.
L'amore che non ho saputo cogliere non era l'amore che avrei voluto per me, ma una parvenza di zucchero filato e giri in giostra, quando avrei avuto, e continuo a cercarlo, bisogno di pace di fronte ad un tramonto.
Mi basta leggermi negli occhi la voglia di non mollare e di continuare a piangere per i piccoli miracoli quotidiani, per avere davanti a me la strada da percorrere e non aver paura di aprire le braccia al mondo.
Ho smesso di chiedere scusa, per essere me. Ho smesso di lottare contro i mulini a vento.
Ho smesso di sprecare le mie energie intutilmente.
Ho voglia di continuare a sporcarmi le mani di terra e bruciarmi la faccia al sole, fino al giorno in cui le mie energie si saranno esaurite, ma avrò sempre e comunque desiderato di essere solo ed unicamente quello che sono.

giovedì 23 febbraio 2012

RidereAPerdifiato.

Quando leggo parole scritte dagli altri, mi ritrovo a pensare "vorrei scrivere così", "vorrei avere pensieri così profondi", "vorrei delineare la perfezione del pensiero".
In questo preciso istante, lascio, FINALMENTE, andare, scorrere via questo costrutto e penso "perchè? per vivere la vita di qualcun'altro? per sentir scorrere nelle vene sangue che non sia il mio? per cedere all'ingordigia e copiare, facendo finta di essere il SuperEroeDellaPaROLA?".
NO, ed ennesimamente, NO.
Che senso avrebbe? Lasciar volar via parole trasformate in ali di farfalla e condividere il senso dell'impotenza di fronte all'universo immoto e perfetto, per giungere alla conclusione che non sono io, quello che parla, ma chi soggiace in un cumulo di carte scarabocchiate e ritagliate da un vorace e ribelle copiaincolla, per vedersi di fronte, finalmente, la parola perfetta.
Pensare che quel senso di ansia mista a repressione che ti fa veder scorre immagini di verde/azzurro non faccia più parte di te e ti ritrovi....ad ammirare le nuvole che cambiano colore, a sorridere dietro il sole che verso le 17.15 appenapassate, si diverte a far capolino tra 4 strisciate di zuccherofilato perfettamente incastonate, che diventano di quel celeste appena più chiaroscuro del cielo e si nasconde, mentre il pullman svolta in un modo che non credevi umanamente possibile.
A sorride stupidamente ogniqualvolta vedi il mare, anche solo una strisciolina di acqua verdeazzurro, sbucare da dietro gli alberi, dietro la collina, dietro i monti.... e ti senti pervadere da un senso di totale PACE, armonia tra te stesso e quello che ti circonda e senti che i muscoli del tuo viso si allargano in un sorriso da ebete...lo stesso, preciso, identico e combaciante a quando ascolto "quellamusicaesoloquella"....ma tu sei felice, ma tanto, come se non servisse nient'altro che quello.
E vedi l'acqua che arriva a scorrere fin sotto la strada e ti chiedi "ma come ha fatto ad incunearsi in quel modo"...vedi un lembo di arenile appena accennato e tiri fuori un sospiro di sollievo, come se tutto fosse tornato al suo posto....vedi ancora che l'arenile lascia il posto a piccoli scogli appena accennati e sorridi ancora...perchè è tutto così perfetto da sembrare surreale.
E attorno....non c'è sabbia...ci sono alberi, piccoli sputnoni di roccia, ed in fondo...un'isola fatta solo da un grande monte che esce, solitario e fiero, dal mare....
Questa è perfezione...non c'è nient'altro, che continuare ad amirare questa rara bellezza e ridere, a perdifiato, perchè noi non siamo nulla e questa Bellezza esisterà sempre.
Io. Ho visto. La perfezione. E non smetterò mai di scrivere pagine sconclusionate del mio spirito libero che quando DEVE correre, DEVE correre. Ed ha bisogno di ridere. A perdifiato. E non aver paura delle parole che scorrono via, perchè DEVONO scorrere.

lunedì 6 febbraio 2012

Ho sempre me.

Per tutta la gioia dei colori del cielo,
che il mio cuore riconosce oltre l'arcobaleno,
esiste solo il mio sorriso.
Anche quando non ne incontro un altro, uguale al mio,
a farmi compagnia.
Non importa, perchè ho scelto di vivere la vita al servizio dell'amore.

Dentro di me, esistono solo piccole gocce di rugiada che al tempo,
danzano per sfaccettarsi in catene di mani che si tengono strette.
Dentro il mio cuore, c'è tutto l'amore che non ho avuto,
le radici che hanno eretto muri tra la mia anima ed il cielo
ed il mare da riconquistare.

Ogni attimo rivolto alla mia ricomprensione,
serve solo a crescere.
E non ho paura di cercarmi, riconquistarmi e riappacificarmi con me stessa,
se questo significa innamorarmi ancora delle stagioni che si scavalcano,
dei fiori che nascono, forti e immoti, di fronte alla furia della tramontana,
per guardare in alto il sole e sorridere, scaldandomi il cuore.

Se penso a quanti secoli sono trascorsi perchè il vento abbia scolpito pietre secolari
ed il mare abbia delimitato i confini tra gli scogli e la sabbia,
se penso alla forza bruta dell'uomo,
che è riuscito a distruggere tanti piccoli miracoli,
mi sento insignificante ed inutile.
Ma non è questo il mio scopo.
Il mio sogno è usare le parole per descrivere emozioni.
Prenderle per mano e lasciarle andare.

Osservare. Respirare. Vivere. Amare.
Per quel piccolo miracolo di vita che ognuno di noi può fare,
se persegue il proprio sogno.