martedì 27 dicembre 2011

Come. Quando.

Come quando entri in un negozio per un normalissimo slip "porte- bonheur", e la commessa, tutta eccitata, ti consiglia quello con i copri-capezzoli, al quale tu, inorridita, rispondi con un "no, grazie. volevo solo uno slippino rosso".

Come quando attacchi il naso al vetro, come facevi da bambina attendendo la neve, perchè i vetri opachi dell'ufficio rivelano il ritorno del primo raggio di sole dopo il gelo, e senti che la vita la fa da padrona.
Sempre. Comunque. Ovunque.

Come quando senti di poter rinunciare a qualcosa, che rimarrà sempre di vitale importanza al tuo cuore.
Come ossigeno. Come il mare.
Ma un brivido appena sottopelle ti sveglia dal torpore della "mancanza" e ti fa comprendere che la mancanza fisica non è la mancanza del Sangue.
Quello, continuerà a scorrere ed il Bene sarà il medesimo.
Anche dopo.
Anche Sempre.

Come quando senti di dover ringraziare.
Qualunque cosa.
Ma ne vale la pena.
Perchè sei sopravvissuta.
All'ennesimo e orrendo salto nel buio che ti fa sentire inutile.
E hai annuito ancora al sorriso.
Perchè si può sorridere ancora.
Anche ai sacrifici.
Perchè quando rinunci a qualcosa, ti avvicini di un passo al centro di te stesso.

giovedì 22 dicembre 2011

Siamo solo granelli di polvere.

Polvere.
Sopra vetri sporchi delle parole mancanti.
Sopra viali scoloriti di tristezze volate via.
Sopra vesti logore di uomini dimenticati dal tempo.

Odore di bucato.
Fresco. Piccolo e timido segnale.
Di una festa che per i bimbi è gioia.
Sono caramelle dalle mani alle bocche ridenti e sdentate.
Sono colori nuovi sui volti sporchi dei bimbi poveri.
Sono bambole senza un braccio amate e coccolate dalle bimbe scalze.
Sono luce e gioia per le creature che aprono gli occhi e vedono il mare per la prima volta.
Sono gesti inconsci che una madre ha tramandato con l'amore del proprio seno.
Sono odori e suoni che dalla terra giungono,
e ci accompagnano.

Siamo polvere.
E se la respirassimo ogni giorno,
ci sentiremmo meno soli.

lunedì 19 dicembre 2011

Blue.

Sbiadisco.
Del mio porporeo volto,
restano le urla all'alba
che non ne riconosce i segni.
Del cielo
che continua a piangere,
restano le lacrime
di un giorno
che diviene notte,
abbracciando la neve
per non morire di freddo.
Dei graffi sul cuore,
restano brandelli di carne,
ad affannarsi a riconoscersi.
Scompongo cellule,
per non contare all'infinito le stelle
che brillano da sole,
anche quando non alzo gli occhi al cielo.
Spengo
la luce che non mi appartiene,
tenendo in mano
solo una piccola fiammella blu.

Estremità Mancante.

Ho solo bisogno di pace.
Per recuperare quell'estremità mancante tra un raggio di sole e la pioggia.
Per ricongiungere le dovute malinconie della notte alla necessità impellente di volare via.
Per accorgermi, in questo istante, che è inutile cercare.

Attendo.
Semplicemente.
Ascolto il respiro e immagino.
Che ciò che mi circonda congiunge il cuore con lo spazio attorno.
Segue il sangue che mi attraversa, per stringere forte le onde del mare.
Poter, finalmente, allargare le braccia e sentirle trasformarsi in ali.

Ogni. Battito. Del Cuore. Cancella. Il Dolore.
O.
B.
C.
C.
D.

Ed Io...
Guardo le mie braccia.
Ancora libere.
E scorgo quell'estremità mancante.
Tra il Sogno.
E la Malinconia.