martedì 21 maggio 2013

Frantumandomi.

Trattenendo il fiato per non lasciar traccia.
Vorrei riuscire ad allontanare il vuoto, per lasciar entrare quell'unico stentoreo raggio di sole.
Scivolando dentro me stessa, per vedere cosa può rimanere.
Dei miei sbalzi tra il rosa ed il blu cobalto.
Di uno sguardo appeso ad una corda morbida e sinuosa.
Al  mio sentire estremamente fragile.
Al senso di dolcezza dei cuccioli che sbadigliano.
Alle strade che corrono e ritornano vuote.

Come si potrebbe.
Attraversare un mondo fatto di arcobaleni, fino a giungere al fondo del vortice.
Non è, una domanda che ti faccio.
Ma cerco di comprendere.
La malinconica emozione dell'acutizzarsi della ricerca della pace,
l'altalena dei vortici emotivi,
per giungere a ritrovare quel senso di sicurezza che dà il latte materno.
Come la copertina di Linus.
Come i fiori a primavera.
Come le serate estive. Anche con i loro temporali, perchè no.

La pelle si secca ed io, la sto a guardare, mentre le mani iniziano a far male.
Queste mani, che da tempo sono vuote e urlano,
perchè vorrebbero chiudere il dolore dentro lo stomaco e gettarlo via.
Non ho più paura del vuoto.
Vorrei assaporarlo, per dargli un nome e riempirlo di fiori profumati.
Di quella bella acqua di colonia che lascia una traccia indelebile sulla pelle.
Di quel dolce calore che assaporavi al freddo delle giovani notti invernali.
Di quel senso di serenità di un sorriso timido a fiordilabbra.

Vorrei stare.
Per un momento.
Ad ascoltare un unico suono e capire di poterne vivere.
Basterebbe.

Nessun commento:

Posta un commento