martedì 28 agosto 2012

Ad abbeverarsi di sogni. Ancora.

Il buio oltre la luce. Nell'attimo in cui sai di non aver nient'altro da perdere, se non decidere se annientarti o risalire la china. Nell'incrocio esatto tra le spine che si conficcano sotto le unghie e le nuvole che fanno paura, quelle che minacciano il temporale nero. Nella dimensione esatta in cui ti guardi dentro e ancora dentro e sorridi beffardo, finchè il riso non diventa sorriso.
Quante volte rinunciare per paura, finchè non ti arrendi alla tua voglia di non arrenderti?
Quanti pomeriggi a pensare per non trattenere in te il suono, la perfezione esatta tra la rima della tua anima ed il rossore del sogno che non ti abbandona da sveglio.
Quanto sonno che non si lava via dagli occhi, a farti bestemmiare per tutte le notti insonni e per le mattine a riempirti di caffè amaro e petrolifico.
Quanti passi non messi, uno dopo l'altro, a sentire le ossa rompersi e stringere ancora i denti per ballare dei petali che non cadranno mai.
Quanta voglia di abbeverarsi di risa e di solletico, perchè una volta tanto, le dita scorrano tra i capelli ed il collo e non vi sia timore di far male, ma solo di abbracciare le vene tese e sollevarle dal peso del dolore.
Quante carezze lasciate sul fondo del piatto, a riempire ancora il cuore di note.
Ed io...che so attendere...lascio scorrere le lacrime, per non aver paura. Più.
Anche quando so che ne avrò ancora.

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