martedì 20 marzo 2012

Ad aiutare a non dimenticare.

A bada, tra i rumori del cuore che salta all'indietro, a tenerci in bilico sul bordo di un bicchiere.
A camminare stanchi sul filo del rasoio e non provare alcun timore ad inciampare.
A costruire castelli in aria sulla sabbia e ridere come bambini sguaiati che si lasciano rotolare fino al bagnasciuga, fradici come dopo un caldo temporale estivo, con la pancia gonfia dai cornetti al cioccolato ed i capelli irti di salsedine.
A scrivere parole alla rovescia, incapaci di imitare il compagnetto di banco, sempre con l'attenzione su di sè per la sua innata abilità di inventare alfabeti nuovi, mentre tu ridevi per non sentirti diverso.
A ricordare carte nascoste nelle maniche di camicia di tuo padre, nelle interminabili serate trascorse a giocare a canasta, dove lui, il centro degli occhi tuoi, non poteva che serbare un segreto appena dietro la coda dell'occhio, da regalare al tuo cuore affamato di risa.
A contare i colori nascosti dal bianco e nero dei vecchi filmati in tv, ascoltati con le orecchie di chi quella musica l'aveva suonata e cantata chissà quante volte e quanti sogni infranti aveva abbandonato per divenire il cuore pulsante della tua vita, tu, che la vita l'assaporavi, attraverso i suoi ricordi.
A seguire con l'olfatto il profumo delle immancabili torte di compleanno di tua madre, quando la Sacher non era più un segreto o la Pastiera napoletana trasferiva il Vesuvio sulla nostra amata isola.
A sentire, mano nella mano, il calore della famiglia che ci ha trattenuto dal perderci per i passi di strade ignote, anche quando hai rimpianto quello che il tuo cammino ti ha tolto, mentre ciò che rimane sono le radici strappate dal terreno per ancorarsi tra il cuore ed il mare.
A ringraziare il cielo per le parole non dette, quando uno sguardo di chi ti considera una sorella, vale più di una vita intera.
Ad aiutare a non dimenticare.

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