Come quando entri in un negozio per un normalissimo slip "porte- bonheur", e la commessa, tutta eccitata, ti consiglia quello con i copri-capezzoli, al quale tu, inorridita, rispondi con un "no, grazie. volevo solo uno slippino rosso".
Come quando attacchi il naso al vetro, come facevi da bambina attendendo la neve, perchè i vetri opachi dell'ufficio rivelano il ritorno del primo raggio di sole dopo il gelo, e senti che la vita la fa da padrona.
Sempre. Comunque. Ovunque.
Come quando senti di poter rinunciare a qualcosa, che rimarrà sempre di vitale importanza al tuo cuore.
Come ossigeno. Come il mare.
Ma un brivido appena sottopelle ti sveglia dal torpore della "mancanza" e ti fa comprendere che la mancanza fisica non è la mancanza del Sangue.
Quello, continuerà a scorrere ed il Bene sarà il medesimo.
Anche dopo.
Anche Sempre.
Come quando senti di dover ringraziare.
Qualunque cosa.
Ma ne vale la pena.
Perchè sei sopravvissuta.
All'ennesimo e orrendo salto nel buio che ti fa sentire inutile.
E hai annuito ancora al sorriso.
Perchè si può sorridere ancora.
Anche ai sacrifici.
Perchè quando rinunci a qualcosa, ti avvicini di un passo al centro di te stesso.
martedì 27 dicembre 2011
giovedì 22 dicembre 2011
Siamo solo granelli di polvere.
Polvere.
Sopra vetri sporchi delle parole mancanti.
Sopra viali scoloriti di tristezze volate via.
Sopra vesti logore di uomini dimenticati dal tempo.
Odore di bucato.
Fresco. Piccolo e timido segnale.
Di una festa che per i bimbi è gioia.
Sono caramelle dalle mani alle bocche ridenti e sdentate.
Sono colori nuovi sui volti sporchi dei bimbi poveri.
Sono bambole senza un braccio amate e coccolate dalle bimbe scalze.
Sono luce e gioia per le creature che aprono gli occhi e vedono il mare per la prima volta.
Sono gesti inconsci che una madre ha tramandato con l'amore del proprio seno.
Sono odori e suoni che dalla terra giungono,
e ci accompagnano.
Siamo polvere.
E se la respirassimo ogni giorno,
ci sentiremmo meno soli.
Sopra vetri sporchi delle parole mancanti.
Sopra viali scoloriti di tristezze volate via.
Sopra vesti logore di uomini dimenticati dal tempo.
Odore di bucato.
Fresco. Piccolo e timido segnale.
Di una festa che per i bimbi è gioia.
Sono caramelle dalle mani alle bocche ridenti e sdentate.
Sono colori nuovi sui volti sporchi dei bimbi poveri.
Sono bambole senza un braccio amate e coccolate dalle bimbe scalze.
Sono luce e gioia per le creature che aprono gli occhi e vedono il mare per la prima volta.
Sono gesti inconsci che una madre ha tramandato con l'amore del proprio seno.
Sono odori e suoni che dalla terra giungono,
e ci accompagnano.
Siamo polvere.
E se la respirassimo ogni giorno,
ci sentiremmo meno soli.
lunedì 19 dicembre 2011
Blue.
Sbiadisco.
Del mio porporeo volto,
restano le urla all'alba
che non ne riconosce i segni.
Del cielo
che continua a piangere,
restano le lacrime
di un giorno
che diviene notte,
abbracciando la neve
per non morire di freddo.
Dei graffi sul cuore,
restano brandelli di carne,
ad affannarsi a riconoscersi.
Scompongo cellule,
per non contare all'infinito le stelle
che brillano da sole,
anche quando non alzo gli occhi al cielo.
Spengo
la luce che non mi appartiene,
tenendo in mano
solo una piccola fiammella blu.
Del mio porporeo volto,
restano le urla all'alba
che non ne riconosce i segni.
Del cielo
che continua a piangere,
restano le lacrime
di un giorno
che diviene notte,
abbracciando la neve
per non morire di freddo.
Dei graffi sul cuore,
restano brandelli di carne,
ad affannarsi a riconoscersi.
Scompongo cellule,
per non contare all'infinito le stelle
che brillano da sole,
anche quando non alzo gli occhi al cielo.
Spengo
la luce che non mi appartiene,
tenendo in mano
solo una piccola fiammella blu.
Estremità Mancante.
Ho solo bisogno di pace.
Per recuperare quell'estremità mancante tra un raggio di sole e la pioggia.
Per ricongiungere le dovute malinconie della notte alla necessità impellente di volare via.
Per accorgermi, in questo istante, che è inutile cercare.
Attendo.
Semplicemente.
Ascolto il respiro e immagino.
Che ciò che mi circonda congiunge il cuore con lo spazio attorno.
Segue il sangue che mi attraversa, per stringere forte le onde del mare.
Poter, finalmente, allargare le braccia e sentirle trasformarsi in ali.
Ogni. Battito. Del Cuore. Cancella. Il Dolore.
O.
B.
C.
C.
D.
Ed Io...
Guardo le mie braccia.
Ancora libere.
E scorgo quell'estremità mancante.
Tra il Sogno.
E la Malinconia.
Per recuperare quell'estremità mancante tra un raggio di sole e la pioggia.
Per ricongiungere le dovute malinconie della notte alla necessità impellente di volare via.
Per accorgermi, in questo istante, che è inutile cercare.
Attendo.
Semplicemente.
Ascolto il respiro e immagino.
Che ciò che mi circonda congiunge il cuore con lo spazio attorno.
Segue il sangue che mi attraversa, per stringere forte le onde del mare.
Poter, finalmente, allargare le braccia e sentirle trasformarsi in ali.
Ogni. Battito. Del Cuore. Cancella. Il Dolore.
O.
B.
C.
C.
D.
Ed Io...
Guardo le mie braccia.
Ancora libere.
E scorgo quell'estremità mancante.
Tra il Sogno.
E la Malinconia.
martedì 29 novembre 2011
Beffarda.
La bellezza è un contenitore.
Ed il contenuto non sempre si attaglia.
Alla capacità di far parte di qualcosa.
Alla nostra stessa essenza che può appartenere solo a noi.
Al mondo che guarda all'apparenza.
Ne ho avuto un ennesima riprova.
E dopo un senso di rabbiosa aggresività, ho provato orgoglio, nel non farne parte.
Perchè il mio senso di Bellezza è scevro della stupidità umana.
E' scevro della logica dell'apparire.
Guarda dritto verso il centro di se stessi.
E nessuno può allontanarlo da me stessa, da quello che sono.
Mi ci sono ritrovata, in mezzo alla Bellezza, al centro di quel senso assoluto dell'essere al mondo e vivere, che mi sono ritagliata a forza e furia di colpi bassi, di unghie spezzate e capelli lasciati dalla parrucchiera.
Perchè l'essenza di me, è quella che vedi.
Non ti piacerà, ma lo sono.
Sono ciò che i miei genitori hanno lasciato in me.
Sono la serverità di mia madre, come la fanciullezza di mio padre.
Sono la voglia di vivere e di correre, di andare alla ricerca delle cose che conosco perchè le amo, come di quelle che non conosco e che amerò.
Sono il senso esatto di ciò che vedo.
E che il mio cuore trasforma in sorrisi, in gioia, in purezza.
Sono tutta la leggerezza del mondo, racchiusa in colori che afferro, per abbandonarli.
Sono quel senso di appartenenza al silenzio, che la velocità del quotidiano non potrà mai riconoscere.
Ed io? Dovrei arrabattarmi a ricomprendermi in un ammasso di cellule inutili e prive di profondità, quale la maggioranza degli esseri umani, sono?
No, GRAZIE!!!!
Vado incontro alla Bellezza, so esattamente dov'è.
Nel sorriso timido di chi non pretende, ma guarda e ascolta.
Ed il contenuto non sempre si attaglia.
Alla capacità di far parte di qualcosa.
Alla nostra stessa essenza che può appartenere solo a noi.
Al mondo che guarda all'apparenza.
Ne ho avuto un ennesima riprova.
E dopo un senso di rabbiosa aggresività, ho provato orgoglio, nel non farne parte.
Perchè il mio senso di Bellezza è scevro della stupidità umana.
E' scevro della logica dell'apparire.
Guarda dritto verso il centro di se stessi.
E nessuno può allontanarlo da me stessa, da quello che sono.
Mi ci sono ritrovata, in mezzo alla Bellezza, al centro di quel senso assoluto dell'essere al mondo e vivere, che mi sono ritagliata a forza e furia di colpi bassi, di unghie spezzate e capelli lasciati dalla parrucchiera.
Perchè l'essenza di me, è quella che vedi.
Non ti piacerà, ma lo sono.
Sono ciò che i miei genitori hanno lasciato in me.
Sono la serverità di mia madre, come la fanciullezza di mio padre.
Sono la voglia di vivere e di correre, di andare alla ricerca delle cose che conosco perchè le amo, come di quelle che non conosco e che amerò.
Sono il senso esatto di ciò che vedo.
E che il mio cuore trasforma in sorrisi, in gioia, in purezza.
Sono tutta la leggerezza del mondo, racchiusa in colori che afferro, per abbandonarli.
Sono quel senso di appartenenza al silenzio, che la velocità del quotidiano non potrà mai riconoscere.
Ed io? Dovrei arrabattarmi a ricomprendermi in un ammasso di cellule inutili e prive di profondità, quale la maggioranza degli esseri umani, sono?
No, GRAZIE!!!!
Vado incontro alla Bellezza, so esattamente dov'è.
Nel sorriso timido di chi non pretende, ma guarda e ascolta.
martedì 15 novembre 2011
Di sott'ecchi.
Guardo il mondo sempre e solo di sott'ecchi.
Per scorgere l'immenso che volge da una prospettiva obliqua.
Al mondo intiero, sono solo ombre.
Per te, è il mondo.
E' riconoscere quell'unica goccia di sangue da cui sai di essere nato, che ogni altro luogo ha cancellato con un colpo di spugna.
Sono i luoghi mentali, che contano.
Quelli fisici, li conosciamo tutti.
Troppo semplice, inerpicarsi nel baluginare della nebbia, a tratti, confutandosi col nulla.
Semplice, eh?!
Ma sì, le mie malinconiche elucubrazioni che rinsaviscono solo ed unicamente guardando la luna,
in special modo quando accarezza il mio sguardo, tra una nuvola e l'altra.
E facendomi l'occhiolino, mi invita ad abbandonarmi al sogno, non al sonno.
Quel magico attimo di semincoscienza che mi ri-conduce ai suoni della mia nascita.
Lì, ero solo ed unicamanente "quella" goccia di sangue.
Lì, potevo roteare e creare arabeschi dove i colori non erano ancora stati generati.
Lì, potevo cantare di parole ignote e ridere nei cieli sconosciuti della creazione.
Allorquando, imparai a respirare,
respirai il respiro del mondo.
Percepii la natura come unica genitrice.
Riconobbi l'abbraccio degli alberi che si elevano al cielo,
per ritrovare l'armonia di cui facemmo parte,
come cellule di un unico corpo.
E allungai i miei arti per ricongiurmi alla Madre Terra,
come radici che non abbandoneranno il proprio grembo.
Al volgere del giorno,
torneranno le ombre ad abbracciare il mio cielo.
Avranno i colori dell'alba
e il fresco sorriso del mare,
che si ritira tra le sue braccia.
Per scorgere l'immenso che volge da una prospettiva obliqua.
Al mondo intiero, sono solo ombre.
Per te, è il mondo.
E' riconoscere quell'unica goccia di sangue da cui sai di essere nato, che ogni altro luogo ha cancellato con un colpo di spugna.
Sono i luoghi mentali, che contano.
Quelli fisici, li conosciamo tutti.
Troppo semplice, inerpicarsi nel baluginare della nebbia, a tratti, confutandosi col nulla.
Semplice, eh?!
Ma sì, le mie malinconiche elucubrazioni che rinsaviscono solo ed unicamente guardando la luna,
in special modo quando accarezza il mio sguardo, tra una nuvola e l'altra.
E facendomi l'occhiolino, mi invita ad abbandonarmi al sogno, non al sonno.
Quel magico attimo di semincoscienza che mi ri-conduce ai suoni della mia nascita.
Lì, ero solo ed unicamanente "quella" goccia di sangue.
Lì, potevo roteare e creare arabeschi dove i colori non erano ancora stati generati.
Lì, potevo cantare di parole ignote e ridere nei cieli sconosciuti della creazione.
Allorquando, imparai a respirare,
respirai il respiro del mondo.
Percepii la natura come unica genitrice.
Riconobbi l'abbraccio degli alberi che si elevano al cielo,
per ritrovare l'armonia di cui facemmo parte,
come cellule di un unico corpo.
E allungai i miei arti per ricongiurmi alla Madre Terra,
come radici che non abbandoneranno il proprio grembo.
Al volgere del giorno,
torneranno le ombre ad abbracciare il mio cielo.
Avranno i colori dell'alba
e il fresco sorriso del mare,
che si ritira tra le sue braccia.
domenica 30 ottobre 2011
Se rivoluzionarsi significa dormire.
Legata ad un filo d'erba.
Che si infila nei miei capelli ogni qualvolta calpesto questo humus che sa di me, della terra come del mare, delle nuvole grigie cariche di pioggia come del sole che si va a proteggere dietro un manto candido, attendendo il momento giusto per far capolino.
Come quelle gocce che stentano a cadere.
Come il giorno che va a dormire, stanco di girare tra un'ora e l'altra e correre perchè ancora, non si faccia notte.
Tra un arco di violino e un tappeto di piano, lascio che le parole danzino.
E ancora una volta, la paura sparisce.
Dopo aver corso tanto.
Dopo essermi così tanto allontanata da me stessa, per riscoprire ancora la paura del giorno che rinasce e che ennesimamente, non mostra me stessa in quello specchio d'acqua che, disperatamente, ricerco.
Tutta la stanchezza di me, scivolata via come dopo uno shampoo, per ridere ancora delle lacrime che si soffocano in gola.
Guardo ancora fuori.
E mi soffermo su quelle nuvole che mi guardano, dolcemente, come a sorridere di un giorno che sta per morire, consce che domani, ne sarà un altro.
Ed io....dovrei nascondermi tra la folla?
Dovrei avere ancora paura del buio?
Dovrei ancora sognare di coprirmi di nero, per non farmi vedere?
Dovrei ancora correre, per non fermarmi ad ascoltare il mio cuore????
RIDO!!!! RIDO!!!! RIDO!!!!!
Sono io, che rido alla mia mancanza di pazienza.
Sono io, che sogno di rivedere il mare, quando mi manca tanto da sentirmi morire.
Sono io, che ho paura di stringere i pugni e rivestirli di piume, perchè non si raffreddino al vuoto del mio cuore.
Sono io, che stanca, non appaio allo specchio, perchè diafana, mi nascondo dietro occhi bordati di nero. SONO IO!!!!! Quella che vedo allo specchio.
Ed il mare è terrificante ma fa parte di me.
Quella metà che manca quando non posso vederla ma sbatte sugli scogli,
quando urlo di rabbia.
Mentre l'altra metà...attende che il mare si calmi e torni dentro i suoi argini, per lasciarsi abbracciare dalla terra.
ED IO....SONO QUESTO DIFFICILE ABBRACCIO TRA TERRA E MARE.
DIFFICILE PERCHE'....SI LASCIA, PER RITROVARSI, PER NON MORIRE DI SOLITUDINE.
Che si infila nei miei capelli ogni qualvolta calpesto questo humus che sa di me, della terra come del mare, delle nuvole grigie cariche di pioggia come del sole che si va a proteggere dietro un manto candido, attendendo il momento giusto per far capolino.
Come quelle gocce che stentano a cadere.
Come il giorno che va a dormire, stanco di girare tra un'ora e l'altra e correre perchè ancora, non si faccia notte.
Tra un arco di violino e un tappeto di piano, lascio che le parole danzino.
E ancora una volta, la paura sparisce.
Dopo aver corso tanto.
Dopo essermi così tanto allontanata da me stessa, per riscoprire ancora la paura del giorno che rinasce e che ennesimamente, non mostra me stessa in quello specchio d'acqua che, disperatamente, ricerco.
Tutta la stanchezza di me, scivolata via come dopo uno shampoo, per ridere ancora delle lacrime che si soffocano in gola.
Guardo ancora fuori.
E mi soffermo su quelle nuvole che mi guardano, dolcemente, come a sorridere di un giorno che sta per morire, consce che domani, ne sarà un altro.
Ed io....dovrei nascondermi tra la folla?
Dovrei avere ancora paura del buio?
Dovrei ancora sognare di coprirmi di nero, per non farmi vedere?
Dovrei ancora correre, per non fermarmi ad ascoltare il mio cuore????
RIDO!!!! RIDO!!!! RIDO!!!!!
Sono io, che rido alla mia mancanza di pazienza.
Sono io, che sogno di rivedere il mare, quando mi manca tanto da sentirmi morire.
Sono io, che ho paura di stringere i pugni e rivestirli di piume, perchè non si raffreddino al vuoto del mio cuore.
Sono io, che stanca, non appaio allo specchio, perchè diafana, mi nascondo dietro occhi bordati di nero. SONO IO!!!!! Quella che vedo allo specchio.
Ed il mare è terrificante ma fa parte di me.
Quella metà che manca quando non posso vederla ma sbatte sugli scogli,
quando urlo di rabbia.
Mentre l'altra metà...attende che il mare si calmi e torni dentro i suoi argini, per lasciarsi abbracciare dalla terra.
ED IO....SONO QUESTO DIFFICILE ABBRACCIO TRA TERRA E MARE.
DIFFICILE PERCHE'....SI LASCIA, PER RITROVARSI, PER NON MORIRE DI SOLITUDINE.
domenica 16 ottobre 2011
Ho visto un sogno....
Ho viaggiato.
Attraversato nuvole che sapevano di panna.
Visto il cielo abbracciarsi col mare.
Attraversato nuvole che sapevano di panna.
Visto il cielo abbracciarsi col mare.
Ho riamato calde lacrime come se fosse il primo pianto dell'universo.
Ho scoperto il sangue colare, come se fosse una lunga ed eterna pugnalata, al primo vagito, alla prima sofferenza d'amore, al parto di una madre, che io non conoscerò, ma amerò in silenzio.
Ho contato i petali di un fiore e amato il suo profumo, come se fosse il primo respiro.
Come se fosse la nebbia a rischiararmi lo sguardo.
Ho contato ogni singolo passo che mi protendeva ad aprire il mio cuore e con le lacrime, ho sentito lacerarsi l'orgoglio e il freddo tramutarsi in calore.
Quanta fatica, ad essere se stessi.
Quanti pugni presi allo stomaco, per non avere abbastanza forza da urlare.
Quante carezze di cui aver disperatamente bisogno, per non sentirsi soli.
E quanti silenzi, che celano quello che sono.
Uno sguardo obliquo sulla realtà.
Una farfalla che impara a volare.
Un cielo terso sotto il tepore autunnale.
Una foglia, che sa di essere calpestata ma sorride.
E un cuore da curare...come mi disse un'amica....
Ho scoperto il sangue colare, come se fosse una lunga ed eterna pugnalata, al primo vagito, alla prima sofferenza d'amore, al parto di una madre, che io non conoscerò, ma amerò in silenzio.
Ho contato i petali di un fiore e amato il suo profumo, come se fosse il primo respiro.
Come se fosse la nebbia a rischiararmi lo sguardo.
Ho contato ogni singolo passo che mi protendeva ad aprire il mio cuore e con le lacrime, ho sentito lacerarsi l'orgoglio e il freddo tramutarsi in calore.
Quanta fatica, ad essere se stessi.
Quanti pugni presi allo stomaco, per non avere abbastanza forza da urlare.
Quante carezze di cui aver disperatamente bisogno, per non sentirsi soli.
E quanti silenzi, che celano quello che sono.
Uno sguardo obliquo sulla realtà.
Una farfalla che impara a volare.
Un cielo terso sotto il tepore autunnale.
Una foglia, che sa di essere calpestata ma sorride.
E un cuore da curare...come mi disse un'amica....
E questo, che più che un abbraccio, non è...
lunedì 10 ottobre 2011
Lettera al poeta.
Caro Poeta,
raccontami i tuoi sogni,
che celi dietro specchi di favole imbandite di nuvole d'oro.
Svelami i segreti che nella tua anima ballano,
colorando il cielo di amianto e sole.
Raccontami la nascita delle parole,
dal momento in cui le hai viste sorriderti
e accocolarsi al tuo cuore,
come un caldo manto
sotto cui scaldarsi nelle notti azzurro neve.
Anima il mio debole desiderio
della stessa passione
che unisce gli amanti.
Indicami il sentiero,
dove possa ritrovare i miei passi,
persi nel dolore che la mente ha rivelato.
Calpesterò le foglie autunnali,
per nutrirmi dei suoni che solo l'amore conosce,
per scoprire quella parte di me che ancora non nacque.
Mi coprirò di veli,
perchè la notte possa tenermi per mano
e portarmi al cospetto della luna,
amica fedele delle stagioni che mutano,
della vita che nasce,
della luce che in me, è amore.
Ti ascolterò, o compagno delle mie notti insonni,
come si ascolta l'acqua che scorre,
come se fossi aria da respirare,
come se le tue parole vivessero di vita propria, in me.
E leggerò nella tua mente,
quando le tue mani non potranno scaldare il mio cuore.
Perchè sono le parole, a farlo battere.
raccontami i tuoi sogni,
che celi dietro specchi di favole imbandite di nuvole d'oro.
Svelami i segreti che nella tua anima ballano,
colorando il cielo di amianto e sole.
Raccontami la nascita delle parole,
dal momento in cui le hai viste sorriderti
e accocolarsi al tuo cuore,
come un caldo manto
sotto cui scaldarsi nelle notti azzurro neve.
Anima il mio debole desiderio
della stessa passione
che unisce gli amanti.
Indicami il sentiero,
dove possa ritrovare i miei passi,
persi nel dolore che la mente ha rivelato.
Calpesterò le foglie autunnali,
per nutrirmi dei suoni che solo l'amore conosce,
per scoprire quella parte di me che ancora non nacque.
Mi coprirò di veli,
perchè la notte possa tenermi per mano
e portarmi al cospetto della luna,
amica fedele delle stagioni che mutano,
della vita che nasce,
della luce che in me, è amore.
Ti ascolterò, o compagno delle mie notti insonni,
come si ascolta l'acqua che scorre,
come se fossi aria da respirare,
come se le tue parole vivessero di vita propria, in me.
E leggerò nella tua mente,
quando le tue mani non potranno scaldare il mio cuore.
Perchè sono le parole, a farlo battere.
La rotondità della luce.
Vorrei destarmi dal sonno
un attimo prima della veglia,
nel momento in cui la visione non è reale
e la percezione delle cose fluttua,
tra l'immaginazione e il sogno.
Vorrei assistere
a quel senso di non-appartenenza
e carpirne l'essenza,
perché ogni singolo gesto
vivesse di vita propria.
Vorrei che le parole danzassero
disegnando pareti di cotone,
dove rimbalzare per rinascere
sotto una nuova forma,
che si palesi in sublimi note di violino.
Vorrei che quella luce
che riempie i miei occhi
solleticandomi al riposo,
sapesse circondare ogni movimento
che l'aria compie attorno alle cose,
cosicché la vita potesse raddolcirsi
aggrappandosi alle emozioni.
Ed io, proprio lì,
vorrei addormentarmi.
un attimo prima della veglia,
nel momento in cui la visione non è reale
e la percezione delle cose fluttua,
tra l'immaginazione e il sogno.
Vorrei assistere
a quel senso di non-appartenenza
e carpirne l'essenza,
perché ogni singolo gesto
vivesse di vita propria.
Vorrei che le parole danzassero
disegnando pareti di cotone,
dove rimbalzare per rinascere
sotto una nuova forma,
che si palesi in sublimi note di violino.
Vorrei che quella luce
che riempie i miei occhi
solleticandomi al riposo,
sapesse circondare ogni movimento
che l'aria compie attorno alle cose,
cosicché la vita potesse raddolcirsi
aggrappandosi alle emozioni.
Ed io, proprio lì,
vorrei addormentarmi.
Mancanza di (fa)me.
Vorrei liberare la mente.
Per riassaporare la bellezza delle piccole cose.
Per riaccendere in me il gusto per la Meraviglia.
Quando ogni cosa al mio sguardo appare perfetta, tranne Me.
Ogni singolo battito del cuore cela l'umore che non appare e che tracima leggermente nella coda dell'occhio, quando guardo di sbieco il tramonto correre veloce sulle nuvole e pitturarle di rosa, per accompagnare la notte che arriva, dimentica del giorno.
Ed i miei occhi sembrano posarsi sempre e solo in punto.
Fermo. Unico.
Che non lascia Spazio attorno, se non la mia necessità di sentire il calore di un abbraccio, che non ha bisogno di parole.
Devo. Prepotentemente. Essere. Me.
Ma in questo momento mi devo essere allontanata.
Rintanata sotto le coperte al primo freddo.
Rinsecchita nello sguardo che non riesce a scendere in profondità.
Dimenticata dell'Essere (come esplodere di noia... mi verrebbe da dire..) che non può permettersi di mettere un piede dopo l'altro a caso, ma è conscio di vivere e modificarsi, per non accontentarsi di sopravvivere.
Ed è proprio quello, dannazione, che sto facendo: SOPRAVVIVERE.
Perchè non riesco a sentire nessun fremito in me.
Nessuna Emozione che mi prenda per mano e mi illumini.
Nessuna voglia repressa di modificarmi.
Ma solo stare in attesa. Di cosa? Di riprendermi quello che ho perso.
La gioia. Il calore. L'amore per me stessa.
Vorrei tirar su la lampo del giubbotto e chiudere gli occhi.
E aspettare qualcuno che mi dica? "ehi, c'è qualcuno lì sotto?"
Per riassaporare la bellezza delle piccole cose.
Per riaccendere in me il gusto per la Meraviglia.
Quando ogni cosa al mio sguardo appare perfetta, tranne Me.
Ogni singolo battito del cuore cela l'umore che non appare e che tracima leggermente nella coda dell'occhio, quando guardo di sbieco il tramonto correre veloce sulle nuvole e pitturarle di rosa, per accompagnare la notte che arriva, dimentica del giorno.
Ed i miei occhi sembrano posarsi sempre e solo in punto.
Fermo. Unico.
Che non lascia Spazio attorno, se non la mia necessità di sentire il calore di un abbraccio, che non ha bisogno di parole.
Devo. Prepotentemente. Essere. Me.
Ma in questo momento mi devo essere allontanata.
Rintanata sotto le coperte al primo freddo.
Rinsecchita nello sguardo che non riesce a scendere in profondità.
Dimenticata dell'Essere (come esplodere di noia... mi verrebbe da dire..) che non può permettersi di mettere un piede dopo l'altro a caso, ma è conscio di vivere e modificarsi, per non accontentarsi di sopravvivere.
Ed è proprio quello, dannazione, che sto facendo: SOPRAVVIVERE.
Perchè non riesco a sentire nessun fremito in me.
Nessuna Emozione che mi prenda per mano e mi illumini.
Nessuna voglia repressa di modificarmi.
Ma solo stare in attesa. Di cosa? Di riprendermi quello che ho perso.
La gioia. Il calore. L'amore per me stessa.
Vorrei tirar su la lampo del giubbotto e chiudere gli occhi.
E aspettare qualcuno che mi dica? "ehi, c'è qualcuno lì sotto?"
martedì 4 ottobre 2011
Sono solo una goccia che cade.
Mi guardo allo specchio.
E vedo gocce di malinconici sbagli che credevo di aver (inutilmente) cancellato.
Per orgoglio ferito.
Per ferite ricucite.
Per stupide paure.
E eretto muri invalicabili per far credere di essere infallibile.
Inutilmente. Ennesimamente.
Per quale futile motivo? Una risata in più?
L'apparenza di un vestito rosso che celi le sottili pareti di cielo tra me, il mare e la terra.
Il velo di ironia che riesce a rendere il mio sorriso come quello di Joker.
La velocità inesistente dei miei passi sul marciapiede, che ricordano lo stentoreo procedere di una vita che disegna cerchi per smussare gli angoli.
L'impalpabilità del vento che alita su di me e mi confida le parole che la mia anima non riesce a sentire.
Le paure che mi ridono beffarde in faccia e mi impediscono di svuotarmi di un peso che mi porto dietro. Perchè dovrei pregare le stelle di schiarire la notte per terrore di camminare al buio e non vedere i miei passi, ancora più incerti e sanguinanti?
Perchè dovrei contare i petali dei fiori che vivano solo per una stagione, circondandoli di calore, quando chiedono la pioggia?
Perchè dovrei chiedere...senza essere capace di dare?
Perchè dovrebbe essermi concesso di trovare, con un soffio, ciò che non ho mai conosciuto?
Vivere senza paure, vivere una vita che non sia la mia?
PERCHE' DOVREI SMETTERE DI ESSERE ME????
Io sono quell'unica goccia di pioggia che non vedrai.
Perchè le parole che conosci non mi ascolteranno.
Finchè non capirai che non è triste sentirsi soli.
Ma lo è non sentirsi compresi.
Prima da se stessi.
E vedo gocce di malinconici sbagli che credevo di aver (inutilmente) cancellato.
Per orgoglio ferito.
Per ferite ricucite.
Per stupide paure.
E eretto muri invalicabili per far credere di essere infallibile.
Inutilmente. Ennesimamente.
Per quale futile motivo? Una risata in più?
L'apparenza di un vestito rosso che celi le sottili pareti di cielo tra me, il mare e la terra.
Il velo di ironia che riesce a rendere il mio sorriso come quello di Joker.
La velocità inesistente dei miei passi sul marciapiede, che ricordano lo stentoreo procedere di una vita che disegna cerchi per smussare gli angoli.
L'impalpabilità del vento che alita su di me e mi confida le parole che la mia anima non riesce a sentire.
Le paure che mi ridono beffarde in faccia e mi impediscono di svuotarmi di un peso che mi porto dietro. Perchè dovrei pregare le stelle di schiarire la notte per terrore di camminare al buio e non vedere i miei passi, ancora più incerti e sanguinanti?
Perchè dovrei contare i petali dei fiori che vivano solo per una stagione, circondandoli di calore, quando chiedono la pioggia?
Perchè dovrei chiedere...senza essere capace di dare?
Perchè dovrebbe essermi concesso di trovare, con un soffio, ciò che non ho mai conosciuto?
Vivere senza paure, vivere una vita che non sia la mia?
PERCHE' DOVREI SMETTERE DI ESSERE ME????
Io sono quell'unica goccia di pioggia che non vedrai.
Perchè le parole che conosci non mi ascolteranno.
Finchè non capirai che non è triste sentirsi soli.
Ma lo è non sentirsi compresi.
Prima da se stessi.
mercoledì 28 settembre 2011
ARIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ennesimamente.
Come se l'aria non mi appartenesse.
Come se stessi nuotando per ricondurmi al mio mare.
Come se estraniandomi, potessi riconoscermi.
Come se leggessi parole descritte da cumuli di macerie e non percepissi l'odore acre della riconoscenza, del sentiero perfetto entro cui non perdere l'equilibrio.
Delle mani forti che sanno parlarmi anche senza parole.
Delle girandole che luccicano, facendomi brillare gli occhi.
Delle luci che brillano al neon e che rendono calda anche la notte.
Di ogni goccia che cade e che infoltisce il mare di polvere di vita.
Come se. Tutto questo fosse scomparso in un istante.
Sporcato dall'inutilità della vergogna.
Calpestato dalla falsità di sorrisi compiacenti.
Incenerito da secoli di lotte per non soccombere, alla brutalità, all'ignoranza, alla devozione al dio denaro. NO! Perchè IO, non cedo.
E abbasso la testa solo e unicamente di fronte alla Bellezza, alla Purezza, alla Trasparenza del cuore.
NON tutto è Bellezza. NON tutto è Arte. NON tutto è Espressione di Creatività.
PIANTIAMOLA di dire che tutto è Arte.
Una benemerita minchia di niente!
Arte è Espressione di qualcosa.
La soggettività non esiste.
DEVE significare.
IN sè.
Se no, NON è Arte.
Ieri. Ho visto questo.
Arte e NON Arte.
Capacità di esistere in sè e per sè e incapacità di stare, anche semplicemente, appeso al muro o poggiato sul tavolo.
E ho visto che c'era Libertà di comprendere.
E di leggere individualmente.
Questo significa Crescere.
E non in chi crede che lisciare il pelo significa essere migliori degli altri.
Credere nel cambiamento, quando siamo tutti bravi a scrivere, ma non a comunicare.
Quando siamo bravi a calpestare un palcoscenico, e a Recitare.
Mi spiace ma...il mio spazio non è Qui.
E' Altrove. Dove lo decido iI1. E con Chi. Ho voglia di ascoltare. In Silenzio. Per Crescere.
Come se l'aria non mi appartenesse.
Come se stessi nuotando per ricondurmi al mio mare.
Come se estraniandomi, potessi riconoscermi.
Come se leggessi parole descritte da cumuli di macerie e non percepissi l'odore acre della riconoscenza, del sentiero perfetto entro cui non perdere l'equilibrio.
Delle mani forti che sanno parlarmi anche senza parole.
Delle girandole che luccicano, facendomi brillare gli occhi.
Delle luci che brillano al neon e che rendono calda anche la notte.
Di ogni goccia che cade e che infoltisce il mare di polvere di vita.
Come se. Tutto questo fosse scomparso in un istante.
Sporcato dall'inutilità della vergogna.
Calpestato dalla falsità di sorrisi compiacenti.
Incenerito da secoli di lotte per non soccombere, alla brutalità, all'ignoranza, alla devozione al dio denaro. NO! Perchè IO, non cedo.
E abbasso la testa solo e unicamente di fronte alla Bellezza, alla Purezza, alla Trasparenza del cuore.
NON tutto è Bellezza. NON tutto è Arte. NON tutto è Espressione di Creatività.
PIANTIAMOLA di dire che tutto è Arte.
Una benemerita minchia di niente!
Arte è Espressione di qualcosa.
La soggettività non esiste.
DEVE significare.
IN sè.
Se no, NON è Arte.
Ieri. Ho visto questo.
Arte e NON Arte.
Capacità di esistere in sè e per sè e incapacità di stare, anche semplicemente, appeso al muro o poggiato sul tavolo.
E ho visto che c'era Libertà di comprendere.
E di leggere individualmente.
Questo significa Crescere.
E non in chi crede che lisciare il pelo significa essere migliori degli altri.
Credere nel cambiamento, quando siamo tutti bravi a scrivere, ma non a comunicare.
Quando siamo bravi a calpestare un palcoscenico, e a Recitare.
Mi spiace ma...il mio spazio non è Qui.
E' Altrove. Dove lo decido iI1. E con Chi. Ho voglia di ascoltare. In Silenzio. Per Crescere.
mercoledì 7 settembre 2011
La distanza che rende perfetti.
Non conosco l'amore, se non attraverso le note di una musica che non smette mai di risuonarmi in testa. Attraverso i colori che rivestono le mie parole, la dolcezza con cui guardo un tramonto, la libertà con cui il mare nuota dentro me.
Sono sogni.
Sogni che sbattono contro le pareti della mia anima e che descrivono giornate trascorse a perfezionare ogni singolo movimento, arrotondare le nuvole con carta sbiadita dal sole e passeggiare sulla battigia, a non stancarmi mai del vento tra i capelli.
Sono parole al vento.
Proprio quelle.
Ne ho sprecate talmente tante a urlare il mio dolore e a ricoprire il mio corpo con vesti scure, per sparire dalla volta del mondo.
E ad arruffarmi contro le dita aggrovigliate ai tendini della rabbia, facendo finta di non accorgermi che la rabbia era dentro me.
Che la cecità è dei miei occhi ed il mio cuore non sa amare.
Una sconfitta. Forse.
Ma conosco il muro che non riesce a sciogliersi.
Quel ghiaccio che nessuna mano calda ancora è riuscito a rompere, con dolcezza e con ironia.
E quell'alfabeto storto che non si lima, ma divide.
Travolgermi.
Per trovarmi a testa in giù.
A ridere della mia stupida e grottesca aridità, per divenire tutto tranne che quello che sono.
Una persona che pretende, più da se stessa, che dagli altri.
Sono sogni.
Sogni che sbattono contro le pareti della mia anima e che descrivono giornate trascorse a perfezionare ogni singolo movimento, arrotondare le nuvole con carta sbiadita dal sole e passeggiare sulla battigia, a non stancarmi mai del vento tra i capelli.
Sono parole al vento.
Proprio quelle.
Ne ho sprecate talmente tante a urlare il mio dolore e a ricoprire il mio corpo con vesti scure, per sparire dalla volta del mondo.
E ad arruffarmi contro le dita aggrovigliate ai tendini della rabbia, facendo finta di non accorgermi che la rabbia era dentro me.
Che la cecità è dei miei occhi ed il mio cuore non sa amare.
Una sconfitta. Forse.
Ma conosco il muro che non riesce a sciogliersi.
Quel ghiaccio che nessuna mano calda ancora è riuscito a rompere, con dolcezza e con ironia.
E quell'alfabeto storto che non si lima, ma divide.
Travolgermi.
Per trovarmi a testa in giù.
A ridere della mia stupida e grottesca aridità, per divenire tutto tranne che quello che sono.
Una persona che pretende, più da se stessa, che dagli altri.
In a manner of speaking.
Leggo. Scrivo. Mi ascolto.
Per non abbandonare nemmeno un segnale che attraversi la corsia del cielo per divenire terra.
Raccoglio i colori per trattenerli solo un istante e lasciare che tracimino l'uno nell'altro, divenendo tinte inesplorate dall'arcobaleno.
Resisto finchè il cuore non si scioglie in lacrime rosse ed il viola non diviene di nuovo blu.
Accolgo il dolore per frantumarlo in luci sgargianti e fuochi d'artificio, come un bimbo che guarda il cielo e chiede quante stelle brillano.
Non saprai mai rispondergli, ma ti basta sapere quante ne brillano dentro te.
Riscopro che il mio nome non è quello sulla carta d'identità, ma quello che mi sento tatuato sul cuore e decido che è quello che voglio mostrare.
La rabbia del cielo che non ha saputo ascoltarti è la stessa dell'uomo, che non accetta lo scorrere del tempo e le stagioni che cambiano, mentre io ne amo i colori e li respiro.
Mi libero, ancora una volta, delle mie malinconie abbracciando solo quella, unica, che è mia.
Per non abbandonare nemmeno un segnale che attraversi la corsia del cielo per divenire terra.
Raccoglio i colori per trattenerli solo un istante e lasciare che tracimino l'uno nell'altro, divenendo tinte inesplorate dall'arcobaleno.
Resisto finchè il cuore non si scioglie in lacrime rosse ed il viola non diviene di nuovo blu.
Accolgo il dolore per frantumarlo in luci sgargianti e fuochi d'artificio, come un bimbo che guarda il cielo e chiede quante stelle brillano.
Non saprai mai rispondergli, ma ti basta sapere quante ne brillano dentro te.
Riscopro che il mio nome non è quello sulla carta d'identità, ma quello che mi sento tatuato sul cuore e decido che è quello che voglio mostrare.
La rabbia del cielo che non ha saputo ascoltarti è la stessa dell'uomo, che non accetta lo scorrere del tempo e le stagioni che cambiano, mentre io ne amo i colori e li respiro.
Mi libero, ancora una volta, delle mie malinconie abbracciando solo quella, unica, che è mia.
lunedì 5 settembre 2011
Sulla via del ritorno.
Ripenso al viaggio verso casa.
Alla ricerca della pace.
Alle nuvole che si trasformavano in pennellate di azzurro/blu cobalto su un cielo che volgeva al sereno.
Alle altre nuvole che volteggiavano, lasciando scie di zucchero filato.
Ripenso alla bellezza del verde, alberi infiniti che lasciavano intravedere le radici al di sopra del ponte, al di sopra del pullman, ed io che ne ammiravo, commossa, le vette, come una bimba al suo negozio di giocattoli preferito, distesa sterminata a vista d'occhio di chiome fiere, resistenti alle intemperie, alla bruttura dell'uomo, ai secoli che avanzano, nonostante tutto.
E nella mia amata e adorata terra, chilometri intervallati da ammassi di pietre abbandonate e qualche rudere, che tramanda la storia della notte dei tempi, dove il lavoro era fatica, dedizione, costruzione.
Quanto amo questi colori. Questa fierezza. Questo senso di appartenenza.
Che non gioca mai sui luoghi comuni.
Ma tiene stretto a sè il mondo che ha generato.
Le sue origini. I suoi profumi. I suoi colori.
E quando ne calpesto i ciotoli, scorgo ogni centimentro della mia sarditudine e ringrazio il cielo.
Per tutta l'antichità, le mura, le Chiese, i giardini, le piazze, che hanno sorretto il tempo che avanza e accresciuto il significato di essere ciò che siamo.
Innamorati della terra che ci ha generato e isolani, fieri di esserlo.
Alla ricerca della pace.
Alle nuvole che si trasformavano in pennellate di azzurro/blu cobalto su un cielo che volgeva al sereno.
Alle altre nuvole che volteggiavano, lasciando scie di zucchero filato.
Ripenso alla bellezza del verde, alberi infiniti che lasciavano intravedere le radici al di sopra del ponte, al di sopra del pullman, ed io che ne ammiravo, commossa, le vette, come una bimba al suo negozio di giocattoli preferito, distesa sterminata a vista d'occhio di chiome fiere, resistenti alle intemperie, alla bruttura dell'uomo, ai secoli che avanzano, nonostante tutto.
E nella mia amata e adorata terra, chilometri intervallati da ammassi di pietre abbandonate e qualche rudere, che tramanda la storia della notte dei tempi, dove il lavoro era fatica, dedizione, costruzione.
Quanto amo questi colori. Questa fierezza. Questo senso di appartenenza.
Che non gioca mai sui luoghi comuni.
Ma tiene stretto a sè il mondo che ha generato.
Le sue origini. I suoi profumi. I suoi colori.
E quando ne calpesto i ciotoli, scorgo ogni centimentro della mia sarditudine e ringrazio il cielo.
Per tutta l'antichità, le mura, le Chiese, i giardini, le piazze, che hanno sorretto il tempo che avanza e accresciuto il significato di essere ciò che siamo.
Innamorati della terra che ci ha generato e isolani, fieri di esserlo.
venerdì 26 agosto 2011
La mia vita è fatta d'amore (cit., ennesima).
Sempre più mi sento estranea a questo mondo, fatto di cattiverie e sotterfugi, pur di mostrarsi forte di fronte al sole, ma non capisce che a a poco a poco, sta perdendo il miraggio di vedere la luce risorgere.
Il sole guarda e attende.
Sorride alle sue miserie, alla spavalderia di chi si pone di fronte agli altri con indifferenza e presunzione e crede di poterlo sollevare con un dito.
E non comprende quanto poco il mondo si preoccupi di questi esseri infimi e tanto poco aggraziati e gradevoli, che spazzano via i sentimenti, come se fosse carta da gettare nel cestino.
E parlano di religiosità come se fosse un mezzo per raggiungere il proprio misero scopo e leggono manuali zeppi di frasi fatte dei noti cioccolatini, per mostrarsi ricchi di aria fritta.
Quanto poco mi sento parte di un mondo che parla solo di denaro e di possesso, tranne che di possesso di se stessi, di crescita interiore e di armonia con gli altri e con la terra di cui fai parte.
A cosa serve lavorare tanto, gettare semi fatti di purezza e leggerezza, di sensibilità e dolcezza verso il prossimo, quando li vedi calpestati dall'ignoranza?
Nell'attimo esatto in cui ho visto una farfalla posarsi sulla mia mano, materializzarsi a me sotto forma di parole, grazia e comprensione, ho realizzato che tutto l'Amore del mondo è in me e può nascere e morire ogni giorno, per costruire ponti su cui camminare e avanzare sui miei passi.
Esisto e Vivo. Di questo sono più che certa.
Il sole guarda e attende.
Sorride alle sue miserie, alla spavalderia di chi si pone di fronte agli altri con indifferenza e presunzione e crede di poterlo sollevare con un dito.
E non comprende quanto poco il mondo si preoccupi di questi esseri infimi e tanto poco aggraziati e gradevoli, che spazzano via i sentimenti, come se fosse carta da gettare nel cestino.
E parlano di religiosità come se fosse un mezzo per raggiungere il proprio misero scopo e leggono manuali zeppi di frasi fatte dei noti cioccolatini, per mostrarsi ricchi di aria fritta.
Quanto poco mi sento parte di un mondo che parla solo di denaro e di possesso, tranne che di possesso di se stessi, di crescita interiore e di armonia con gli altri e con la terra di cui fai parte.
A cosa serve lavorare tanto, gettare semi fatti di purezza e leggerezza, di sensibilità e dolcezza verso il prossimo, quando li vedi calpestati dall'ignoranza?
Nell'attimo esatto in cui ho visto una farfalla posarsi sulla mia mano, materializzarsi a me sotto forma di parole, grazia e comprensione, ho realizzato che tutto l'Amore del mondo è in me e può nascere e morire ogni giorno, per costruire ponti su cui camminare e avanzare sui miei passi.
Esisto e Vivo. Di questo sono più che certa.
martedì 23 agosto 2011
Ciao ma'.
E' tutto il giorno che ti penso.
Con quella sottile malinconia che ti trattiene il cuore in gola, dandoti la netta sensazione tra perderti e non ritrovarti.
E vorrei pensare a momenti belli, a sorrisi tra noi e quel non parlare che ci accomunava.
Ma riesco solo a vedere un lenzuolo.
Lo so che la morte fa parte della vita.
Ma quando pensi di aver superato tutto, tutto riemerge e ti trovi ancora piu' fragile, a chiederti se ce la farai ancora.
Avrei voluto che capissi la mia voglia di libertà.
Quei colori che cercavo inutilmente e che rimanevano sommersi tra la rigidità delle nostre discussioni.
Ma aveva (ennesimamente) ragione chi diceva che è l'educazione ad impedirci di leggere negli occhi ed io ora questo lo so.
Se qualche angelo ti affianca vorrei che ti portasse l'amore che dai miei occhi sgorga quando ti vedo, ogni mattina, a sorridermi mentre mi prepari la colazione e in quanto di te appare sul mio viso e sul mio corpo che si modifica.
Avrei voluto. Solo perchè tu potessi vivere più serena i tuoi anni dopo la morte di babbo e potessi gioire delle mie piccole conquiste.
Non importa. Le mie lacrime non sono vane.
So che tu sai, in qualche modo, che è amore per te.
So che tu, oggi, puoi capire.
E spero tanto che tu possa sorridere. Almeno oggi.
P.S.: ogni volta che Paolo canta quella canzone....
Con quella sottile malinconia che ti trattiene il cuore in gola, dandoti la netta sensazione tra perderti e non ritrovarti.
E vorrei pensare a momenti belli, a sorrisi tra noi e quel non parlare che ci accomunava.
Ma riesco solo a vedere un lenzuolo.
Lo so che la morte fa parte della vita.
Ma quando pensi di aver superato tutto, tutto riemerge e ti trovi ancora piu' fragile, a chiederti se ce la farai ancora.
Avrei voluto che capissi la mia voglia di libertà.
Quei colori che cercavo inutilmente e che rimanevano sommersi tra la rigidità delle nostre discussioni.
Ma aveva (ennesimamente) ragione chi diceva che è l'educazione ad impedirci di leggere negli occhi ed io ora questo lo so.
Se qualche angelo ti affianca vorrei che ti portasse l'amore che dai miei occhi sgorga quando ti vedo, ogni mattina, a sorridermi mentre mi prepari la colazione e in quanto di te appare sul mio viso e sul mio corpo che si modifica.
Avrei voluto. Solo perchè tu potessi vivere più serena i tuoi anni dopo la morte di babbo e potessi gioire delle mie piccole conquiste.
Non importa. Le mie lacrime non sono vane.
So che tu sai, in qualche modo, che è amore per te.
So che tu, oggi, puoi capire.
E spero tanto che tu possa sorridere. Almeno oggi.
P.S.: ogni volta che Paolo canta quella canzone....
domenica 21 agosto 2011
Amore Incondizionato.
Passeggiare in una città deserta in un pomeriggio afoso, mentre la gente si scotta al sole (senza sentirlo) o presiede l'unico bar aperto.
Sentire i profumi e respirare l'aria calda, quando ogni tanto mi accorgo di una macchina che passa e non si sofferma nemmeno a rimirare la bellezza di una Chiesa che si affaccia su una piazza deserta, immersa da alberi secolari.
L'avrò vista milioni di volte, ammirata per la sua facciata rosata, ma vederla oggi sospirare al sole, in un pomeriggio che sembra uguale ad altri, la rende speciale e ai miei occhi, nuova.
Passeggiare sotto i porticati, vedere nuovi scorci della mia città, nuovi solo perchè li guardo con occhi diversi, mi fa sentire fortunata.
Perchè la maggior parte delle persone non apprezza ciò che di antico c'è nella mia amata isola e nella mia cittadina, e trascorre il tempo tra un bicchiere di vino ed uno di birra e come un mio amico dice "prima passare da un bicchiere all'altro voleva dire essere alcolisti, oggi è di moda", ed io sono pienamente d'accordo con lui.
Sarà che riesco a trovare ogni giorno un motivo per riconoscere la bellezza che la mia amata terra mi regala.
Sarà che mi sento così fortunata di vivere in un posto ancora vergine, spoglio a tratti di brutture, quando poi sono contenute solo nella mente dell'uomo, che dimentica di cosa è fatto e da dove è nato, per farsi sopraffare da dio denaro e dal possesso degli oggetti.
Sarà che passo forse più tempo degli altri a cercare di darmi risposte e ciò di cui ho bisogno, è esattamente davanti a me.
Per fortuna c'è ancora chi è capace di creare, costruire bellezza su bellezza e regalarla a chi vuole ammirarla.
Ed io, nella mia ingenuità, spero sempre che la Bellezza vinca sull'imbruttimento dell'umanità.
Il sole ci riscalda e ci protegge, siamo noi che lo vogliamo distruggere!
venerdì 19 agosto 2011
Guardare l'orizzonte.
Spazi sterminati.
A perdersi tra i colori di una terra che mischia.
Come una tavolozza disordinata e al contempo, perfetta.
Silenziosamente avvolta tra il mare ed i monti.
Avvolta nelle poche nuvole che lievemente, ne accarezzano i capelli.
Le fronde svolazzano e sostengono il peso del vento, amato vento che accompagni ogni centimetro di questa terra, così priva di esseri umani e per questo, ricca solo di se stessa.
Percorsi ripidi e inerpicati, che lasciano gli occhi a seguirne i contorni, come di una dura madre battagliera e forte, che amorevolmente accoglie, ma lascia andare.
Il cuore vede ciò che gli occhi non raggiungono, l'anima rapita dal sogno si lascia andare al mare, dove ogni uomo rinasce, per sentirsi infante che ritrova le proprie radici.
A piedi scalzi, immersa nell'acqua fino al collo, vedo il cielo terso sopra di me e sento le mie estremità divenire radici.
Sono. Semplicmente. Parte di questo humus. Parte di questa Terra.
A perdersi tra i colori di una terra che mischia.
Come una tavolozza disordinata e al contempo, perfetta.
Silenziosamente avvolta tra il mare ed i monti.
Avvolta nelle poche nuvole che lievemente, ne accarezzano i capelli.
Le fronde svolazzano e sostengono il peso del vento, amato vento che accompagni ogni centimetro di questa terra, così priva di esseri umani e per questo, ricca solo di se stessa.
Percorsi ripidi e inerpicati, che lasciano gli occhi a seguirne i contorni, come di una dura madre battagliera e forte, che amorevolmente accoglie, ma lascia andare.
Il cuore vede ciò che gli occhi non raggiungono, l'anima rapita dal sogno si lascia andare al mare, dove ogni uomo rinasce, per sentirsi infante che ritrova le proprie radici.
A piedi scalzi, immersa nell'acqua fino al collo, vedo il cielo terso sopra di me e sento le mie estremità divenire radici.
Sono. Semplicmente. Parte di questo humus. Parte di questa Terra.
domenica 14 agosto 2011
"Lasciate che vi accarezzino le ciglia dell'amore". Paolo Benvegnù Nulvi (SS) 12.08.11
I Benvegnù approdano in terra sarda, dopo un'acclamazione a gran voce che ci riconduce al tour del 2009, in cui girarono per Sassari, Siniscola e Cagliari.
Poi una tappa al Karel Music Expò ed in fine, finalmente, due giorni fa tornano nell'amata isola.
Una cornice quanto più suggestiva e magica, quella del paesino di Nulvi, in provincia di Sassari.
Un paese che trasuda tradizione, poesia e profondo rispetto per le persone, per l'integrità morale e per la gioia di mantenersi intatti.
E di attenzione per chi fa il proprio mestiere con gioia, passione assoluta e pochissimi mezzi e per questo, merita assolutamente tutto l'amore e la gioia di questo mondo, ahimè, ormai povero di valori.
Il concerto si svolge nel cortile delle scuole elementari comunali, in una cornice splendidamente circondata da mura antiche e pregne di storia, di quella storia che i maestri sudano per non far dimenticare alle nuove generazioni.
La chermesse, che va fa parte del progetto "NU AS: NulviArteSuono", vede come gruppo spalla i bravissimi Lux, gruppo sassarese composto da 3 elementi (voce+chitarra, voce+strumenti a percussione, voce+contrabasso), mischia elementi di spiccato stampo rock drakeiano a testi di protesta sulla società e sulla difficoltà di vivere dei giovani d'oggi.
La voce di Io Lux (così si firma) è a tratti malinconica e delicata, a tratti forte e decisa, ed il trio non si abbandona mai a momenti di stanca.
Il loro amalgama è assolutamente originale e deciso e come lo stesso Paolo ha modo di dire "coraggioso e intenso".
Dopo averci regalato un set di circa 45 minuti, il palco viene lasciato a grande velocità ai Benvegnù.
Il cortile pian piano si riempie ed il gruppo subisce l'impatto emotivo iniziale.
Tanta riverenza viene percepita dai fans che li acclamano, seguendo a voce e con il battito delle mani ogni loro brano.
Il concerto è un vero crescendo di emozioni, variegate e differenti, ma sempre in punta di piedi e con un protendersi verso la poesia incastonata in suoni limpidi ed arrangiamenti perfetti.
Splendido, a mio avviso, è l'uso dei fiati e dell'alternanza tra sottofondi al pianoforte e al contempo, più marcatamente rock.
La voce di Paolo si lascia andare alla profondità assoluta e alla sofferenza nei brani tratti da "Hermann" e mantiene il suo pathos nei successi più conosciuti della sua (splendida) carriera da solista.
Il (mio) momento magico assoluto rimane "Rosemary plexiglas" dei compianti Scisma, che tanti passi hanno solcato nel panorama indie-rock di fine anni '90 e oggi, a distanza di più di 15, continuano ad essere ricordati per brani sempre attualissimi.
Da ricordare la (usuale)chiusura con "Troppo poco intelligente", mixata con "Alejandro" di Lady Gaga, di cui Paolo fa una divertentissima copia al maschile, mai disattendendo le aspettative dei fans circa la sua irresistibile ironia.
Un concerto assolutamente unico ed irripetibile, perfetto nel comprendere ogni stato emozionale ed impeccabile nell'esecuzione.
Grazie ragazzi per essere venuti a regalare magia alla mia terra, perfettamente incastonati nel nostro paesaggio e quanto mai da noi tutti amati.
La scaletta:
Il nemico
Moses
Love is talking
Io ho visto
Avanzate, Ascoltate
Cerchi nell'acqua
La schiena
Acab in New York
Il sentimento delle cose
5 secondi
Good morning Mr. Monroe
Johnnie and Jane
Interno notte
Rosemary Plexiglas
Io e il mio amore
Il mare verticale
Il mare è bellissimo
Troppo poco intelligente
Poi una tappa al Karel Music Expò ed in fine, finalmente, due giorni fa tornano nell'amata isola.
Una cornice quanto più suggestiva e magica, quella del paesino di Nulvi, in provincia di Sassari.
Un paese che trasuda tradizione, poesia e profondo rispetto per le persone, per l'integrità morale e per la gioia di mantenersi intatti.
E di attenzione per chi fa il proprio mestiere con gioia, passione assoluta e pochissimi mezzi e per questo, merita assolutamente tutto l'amore e la gioia di questo mondo, ahimè, ormai povero di valori.
Il concerto si svolge nel cortile delle scuole elementari comunali, in una cornice splendidamente circondata da mura antiche e pregne di storia, di quella storia che i maestri sudano per non far dimenticare alle nuove generazioni.
La chermesse, che va fa parte del progetto "NU AS: NulviArteSuono", vede come gruppo spalla i bravissimi Lux, gruppo sassarese composto da 3 elementi (voce+chitarra, voce+strumenti a percussione, voce+contrabasso), mischia elementi di spiccato stampo rock drakeiano a testi di protesta sulla società e sulla difficoltà di vivere dei giovani d'oggi.
La voce di Io Lux (così si firma) è a tratti malinconica e delicata, a tratti forte e decisa, ed il trio non si abbandona mai a momenti di stanca.
Il loro amalgama è assolutamente originale e deciso e come lo stesso Paolo ha modo di dire "coraggioso e intenso".
Dopo averci regalato un set di circa 45 minuti, il palco viene lasciato a grande velocità ai Benvegnù.
Il cortile pian piano si riempie ed il gruppo subisce l'impatto emotivo iniziale.
Tanta riverenza viene percepita dai fans che li acclamano, seguendo a voce e con il battito delle mani ogni loro brano.
Il concerto è un vero crescendo di emozioni, variegate e differenti, ma sempre in punta di piedi e con un protendersi verso la poesia incastonata in suoni limpidi ed arrangiamenti perfetti.
Splendido, a mio avviso, è l'uso dei fiati e dell'alternanza tra sottofondi al pianoforte e al contempo, più marcatamente rock.
La voce di Paolo si lascia andare alla profondità assoluta e alla sofferenza nei brani tratti da "Hermann" e mantiene il suo pathos nei successi più conosciuti della sua (splendida) carriera da solista.
Il (mio) momento magico assoluto rimane "Rosemary plexiglas" dei compianti Scisma, che tanti passi hanno solcato nel panorama indie-rock di fine anni '90 e oggi, a distanza di più di 15, continuano ad essere ricordati per brani sempre attualissimi.
Da ricordare la (usuale)chiusura con "Troppo poco intelligente", mixata con "Alejandro" di Lady Gaga, di cui Paolo fa una divertentissima copia al maschile, mai disattendendo le aspettative dei fans circa la sua irresistibile ironia.
Un concerto assolutamente unico ed irripetibile, perfetto nel comprendere ogni stato emozionale ed impeccabile nell'esecuzione.
Grazie ragazzi per essere venuti a regalare magia alla mia terra, perfettamente incastonati nel nostro paesaggio e quanto mai da noi tutti amati.
La scaletta:
Il nemico
Moses
Love is talking
Io ho visto
Avanzate, Ascoltate
Cerchi nell'acqua
La schiena
Acab in New York
Il sentimento delle cose
5 secondi
Good morning Mr. Monroe
Johnnie and Jane
Interno notte
Rosemary Plexiglas
Io e il mio amore
Il mare verticale
Il mare è bellissimo
Troppo poco intelligente
martedì 2 agosto 2011
...il mare è bellissimo....
Credevo di essere fatta d'aria.
Credevo di potermi muovere con le ali delle nuvole.
Invece sono rinata, per l'ennesima volta.
Dalle onde del mare, sono riemersa per riconoscermi.
Per sentire le lacrime di gioia emergere dai miei occhi e bearmi dell'aria salmastra che mi congela le braccia.
Sono rimasta immobile.
Ad ascoltare il mio cuore ridere felice.
A muovere ogni passo mano nella mano con l'amore per il MIO mare.
A contare ogni granello di sabbia incontrarsi con le foglie e dividere i miei occhi negli occhi dei crostoni che lividamente, si tuffano nel mare.
Non ho sentito freddo, ma il calore della nascita.
Il movimento esatto delle foglie che abbracciano la natura.
Le insenature che sensualmente, si abbandonano agli scogli.
Il faro che di notte, gira la sua luce illuminando il mare.
Le acque così scure da far paura, così sicure da rassicurare.
Ascoltarne lo sciabordio, per desiderarlo ancora.
Ed ora che ne sono così distante,
per ritrovarlo nel mio cuore, dove scalpita e urla di vita.
Credevo di potermi muovere con le ali delle nuvole.
Invece sono rinata, per l'ennesima volta.
Dalle onde del mare, sono riemersa per riconoscermi.
Per sentire le lacrime di gioia emergere dai miei occhi e bearmi dell'aria salmastra che mi congela le braccia.
Sono rimasta immobile.
Ad ascoltare il mio cuore ridere felice.
A muovere ogni passo mano nella mano con l'amore per il MIO mare.
A contare ogni granello di sabbia incontrarsi con le foglie e dividere i miei occhi negli occhi dei crostoni che lividamente, si tuffano nel mare.
Non ho sentito freddo, ma il calore della nascita.
Il movimento esatto delle foglie che abbracciano la natura.
Le insenature che sensualmente, si abbandonano agli scogli.
Il faro che di notte, gira la sua luce illuminando il mare.
Le acque così scure da far paura, così sicure da rassicurare.
Ascoltarne lo sciabordio, per desiderarlo ancora.
Ed ora che ne sono così distante,
per ritrovarlo nel mio cuore, dove scalpita e urla di vita.
martedì 26 luglio 2011
...il sandwich è ancora lì...che attende di conoscere la sua sorte...
Il momento che più amo è il pomeriggio. Quando ho la fortuna di terminare di lavorare alle 14, torno a casa, consumo un pasto frugale, tipo che non ci metto più di 10 minuti di orologio, ed esco come un fulmine alla ricerca di nuova aria.
Se fosse per me, lavorerei all'aperto. Detesto stare chiusa tra 4 mura. Detesto l'odore di muffa delle pareti del mio ufficio. E detesto la mia stanza da letto, troppo spoglia per amarla, troppo carica per riconoscermici. Borsa in spalla e dentro, mai manchi, lettore mp3 con la MIA musica, blocchetto e penna e un libro.
In questi giorni sto mettendo testa e cuore sull'ennesimo- adorato Murakami. E sto imparando a lasciarmi andare dalla poesia ai documenti storici, con la curiosità di cercare di comprenderne il nesso. Con la giusta misurazione ma una volta tanto, nessun distacco, totalmente immersa nelle parole. Fino ad annegarci. Ma sai che gioia!!!
Certe volte la stanchezza non mi aiuta, vorrei vivere di aria e parole, dimenticare di bere e di mangiare e bastare a me stessa.
Ma, a fatica, ricordo di essere un essere umano che ha bisogno di nutrimento, ahimè, anche per il fisico e non solo per lo spirito.
Del resto, mio padre aveva ragione - "sacco vuoto, non sta in piedi!" - sentenziava - parole sante!!!!
Sempre potrei risparmiare il sonno, a dispetto della mia passeggiata e quando le mie gambe si ribellano, un bel posticino all'ombra lo trovo!
E così, iniziano le mie fantasticherie, le osservazioni che scappano via dalle dita, per trovare collocazione sghemba sui fogli di un sempre più pieno blocchetto.
Quanto mi rende carica di gioia vedere che posso pensare e contemporaneamente far vivere questo mare in piena, senza perdere una virgola, e più osservo, più mi nutro di beltà e riempio gli spazi tra me e quel sudore della fatica di innalzarmi verso il cielo.
De-siderium, vero?
Un amico lo diceva... armonizzare il nostro universo con quello che ci circonda.
Rapportarmi con l'esterno, per accorgermi che porto sempre con me tutto ciò che sono, assieme a quel piccolo angolo dell'universo che ha scelto me, come abitante.
E che ancora, stranamente, non mi cacciato via.
Evidentemente, non gli sto così antipatica...
Osservo...imparo...leggo e riscrivo...
Quello che le persone fanno, mi fa spesso sorridere.
I loro gesti inconsci e sopra ogni cosa, la loro volontà di apparire sempre perfetti. Ma agli occhi degli altri, non ai propri occhi.
Quanta gente - penso - tra questa ed altra, ogni giorno dedica un pò del proprio prezioso (?) tempo a cercare di migliorarsi, di chiedersi se le proprie azioni siano giuste, se il percorso di vita scelto sia quello appropriato, se i rapporti col prossimo siano dettati dalla libertà necessaria a non calpestare nessuno?
Quante persone si lasciano trascorrere il tempo sulle spalle o al contrario, lo riempiono di mille cose, sostanzialmente inutili, per non pensarci?
Quante parole non dette creano solchi incolmabili o quante altre, continuano a marcire deteriorando i nostri sentimenti?
Sorrido ancora... di fronte alla finta perfezione, che non è altro che apparenza.
E quando, continuamente, le persone mi chiedono " perchè non fai questo? perchè non via lì" rispondo à- "perchè io sto bene con me stessa - in qualunque posto tu mi metta" e rido con la stessa gioia di una bimba che non camminava e che costruiva favole di cartapesta da rimodellare.
Quella bimba non aveva paura.
Ed anch'io, oggi, sfioro con le mani la cresta delle onde e lascio andare il mare, perchè io posso solo vivere di aria. E di parole.
Ah... dimenticavo....
...il sandwich è ancora lì...che attende di conoscere la sua sorte...
Se fosse per me, lavorerei all'aperto. Detesto stare chiusa tra 4 mura. Detesto l'odore di muffa delle pareti del mio ufficio. E detesto la mia stanza da letto, troppo spoglia per amarla, troppo carica per riconoscermici. Borsa in spalla e dentro, mai manchi, lettore mp3 con la MIA musica, blocchetto e penna e un libro.
In questi giorni sto mettendo testa e cuore sull'ennesimo- adorato Murakami. E sto imparando a lasciarmi andare dalla poesia ai documenti storici, con la curiosità di cercare di comprenderne il nesso. Con la giusta misurazione ma una volta tanto, nessun distacco, totalmente immersa nelle parole. Fino ad annegarci. Ma sai che gioia!!!
Certe volte la stanchezza non mi aiuta, vorrei vivere di aria e parole, dimenticare di bere e di mangiare e bastare a me stessa.
Ma, a fatica, ricordo di essere un essere umano che ha bisogno di nutrimento, ahimè, anche per il fisico e non solo per lo spirito.
Del resto, mio padre aveva ragione - "sacco vuoto, non sta in piedi!" - sentenziava - parole sante!!!!
Sempre potrei risparmiare il sonno, a dispetto della mia passeggiata e quando le mie gambe si ribellano, un bel posticino all'ombra lo trovo!
E così, iniziano le mie fantasticherie, le osservazioni che scappano via dalle dita, per trovare collocazione sghemba sui fogli di un sempre più pieno blocchetto.
Quanto mi rende carica di gioia vedere che posso pensare e contemporaneamente far vivere questo mare in piena, senza perdere una virgola, e più osservo, più mi nutro di beltà e riempio gli spazi tra me e quel sudore della fatica di innalzarmi verso il cielo.
De-siderium, vero?
Un amico lo diceva... armonizzare il nostro universo con quello che ci circonda.
Rapportarmi con l'esterno, per accorgermi che porto sempre con me tutto ciò che sono, assieme a quel piccolo angolo dell'universo che ha scelto me, come abitante.
E che ancora, stranamente, non mi cacciato via.
Evidentemente, non gli sto così antipatica...
Osservo...imparo...leggo e riscrivo...
Quello che le persone fanno, mi fa spesso sorridere.
I loro gesti inconsci e sopra ogni cosa, la loro volontà di apparire sempre perfetti. Ma agli occhi degli altri, non ai propri occhi.
Quanta gente - penso - tra questa ed altra, ogni giorno dedica un pò del proprio prezioso (?) tempo a cercare di migliorarsi, di chiedersi se le proprie azioni siano giuste, se il percorso di vita scelto sia quello appropriato, se i rapporti col prossimo siano dettati dalla libertà necessaria a non calpestare nessuno?
Quante persone si lasciano trascorrere il tempo sulle spalle o al contrario, lo riempiono di mille cose, sostanzialmente inutili, per non pensarci?
Quante parole non dette creano solchi incolmabili o quante altre, continuano a marcire deteriorando i nostri sentimenti?
Sorrido ancora... di fronte alla finta perfezione, che non è altro che apparenza.
E quando, continuamente, le persone mi chiedono " perchè non fai questo? perchè non via lì" rispondo à- "perchè io sto bene con me stessa - in qualunque posto tu mi metta" e rido con la stessa gioia di una bimba che non camminava e che costruiva favole di cartapesta da rimodellare.
Quella bimba non aveva paura.
Ed anch'io, oggi, sfioro con le mani la cresta delle onde e lascio andare il mare, perchè io posso solo vivere di aria. E di parole.
Ah... dimenticavo....
...il sandwich è ancora lì...che attende di conoscere la sua sorte...
sabato 16 luglio 2011
Respira. Guarda il Cielo. Guarda le Stagioni passare. Prendi posizione. Viaggia. Ricerca la tua parte migliore.
Ricordo quando ho imparato a respirare.
Non è stato il giorno della mia nascita, ma della mia ri-nascita.
Ho aperto gli occhi e per la prima volta, ho ascoltato, in attesa, il battito del mio cuore.
Andava a ritmo con ogni mio impercettibile movimento e ho visto i colori danzare davanti ai miei occhi.
Ogni passo che muovevo mi era nuovo, potevo ridere di ogni lacrima che voleva via con ali di farfalla e dipingere le mie labbra e le mie unghie di rosso scarlatto, per illuminare il corpo del colore del mio cuore.
Quando aprii il mio viso alla vita, vidi con esattezza le parole che avevo sempre allontanato da me, nutrirsi del latte che sgorgava dai fiori sul mio balcone e costruire arabeschi, per generare semi.
Avevo dimenticato quanto quel piccolo e automatico gesto del nostro corpo fosse importante e potesse prendermi per mano, per condurmi alle gioie del mondo.
E ora, che non ho più paura di respirare... prendo posizione....viaggio... ricerco la mia parte migliore.
venerdì 15 luglio 2011
quattro passi in un sorriso in fondo agli occhi.
quanto tempo ho trascorso pensando che la vita degli altri fosse sempre migliore della mia, che dentro di me mancasse qualcosa, credendo di aver bisogno di continue gratificazioni, comprensioni, vicinanze emotive.
e perdendo troppo tempo nel "chiedere" agli altri, ma non a me stessa, quello che credevo mi mancasse.
quanto tempo...passato nel buio piu' profondo, nell'inquietudine della mia anima, che non trovava mai riposo e pace, e cercava senza sosta al di fuori di se stessa, quello che già conteneva.
quante paure, ingiustificate, che hanno riempito gli spazi vuoti di vergogna, di ansia, di possessione e pazzia, nella ricerca esasperata della condivisione, del superamento dei propri limiti, della paura di sentirsi deboli e fragili, di fronte a se stessi.
quanto nero...cerchiato negli occhi, stritolato attorno al cuore, per non far uscire quel rosso sangue di cui sono fatta, quella passione che mi anima e mi spinge a vivere ogni emozione allo stremo delle mie forze.
quanti errori....con la certezza di essere nel giusto, quando di giusto c'era solo la mia impossibilità a crescere, nell'ingigantire ogni piccolo dramma esistenziale, come se fosse l'ostacolo insormontabile ed insuperabile ultimo della mia vita.
e quanta poca voglia di leggerezza, di quella sottile voglia di gioia che diventa, ogni momento, più grande, fino a riempirti all'orlo.
oggi credo di essere, finalmente, giunta a raggiungermi, ad amarmi come sono, a guardare i miei occhi liberi dai capelli sul viso e a sorridere di ogni difetto che ho.
a sorridere del mio fisico buffo e insolito, a lasciarmi alle spalle ciò che mi ha sempre impedito di spiccare il volo e ad aprire il mio cuore all'allegria, alla bellezza di rendersi trasparenti e a vivere la mia vita, non quella degli altri.
da poco un amico mi ha detto di avermi visto in foto allora...ed io che credevo che lui non conoscesse il mio aspetto di circa vent'anni fa... e mi ha risposto "ma eravamo dark..." ed è vero....
rincorrere quella parte di me che credevo fosse sepolta, mi è costato rinnegare ciò che sono, le mie radici, i miei amori.
ma quando mi sono ritrovata allo specchio, mi sono detta "ben ritrovata" ed ora posso guardare in faccia il mondo, sorridendo quando gli altri hanno bisogno di gridare per mostrare al mondo la propria felicità.
i miei silenzi sono comprensibili solo a chi mi conosce, come chi mi aveva detto che solo la distanza può generare un affetto vero....
se penso a tante piccole cose che per altri sono insignificanti, comprendo quanta sorpresa e curiosità c'è nei miei occhi....
e oggi capisco di essere libera di vivere ogni secondo col naso all'insù, felice di essere me...
e perdendo troppo tempo nel "chiedere" agli altri, ma non a me stessa, quello che credevo mi mancasse.
quanto tempo...passato nel buio piu' profondo, nell'inquietudine della mia anima, che non trovava mai riposo e pace, e cercava senza sosta al di fuori di se stessa, quello che già conteneva.
quante paure, ingiustificate, che hanno riempito gli spazi vuoti di vergogna, di ansia, di possessione e pazzia, nella ricerca esasperata della condivisione, del superamento dei propri limiti, della paura di sentirsi deboli e fragili, di fronte a se stessi.
quanto nero...cerchiato negli occhi, stritolato attorno al cuore, per non far uscire quel rosso sangue di cui sono fatta, quella passione che mi anima e mi spinge a vivere ogni emozione allo stremo delle mie forze.
quanti errori....con la certezza di essere nel giusto, quando di giusto c'era solo la mia impossibilità a crescere, nell'ingigantire ogni piccolo dramma esistenziale, come se fosse l'ostacolo insormontabile ed insuperabile ultimo della mia vita.
e quanta poca voglia di leggerezza, di quella sottile voglia di gioia che diventa, ogni momento, più grande, fino a riempirti all'orlo.
oggi credo di essere, finalmente, giunta a raggiungermi, ad amarmi come sono, a guardare i miei occhi liberi dai capelli sul viso e a sorridere di ogni difetto che ho.
a sorridere del mio fisico buffo e insolito, a lasciarmi alle spalle ciò che mi ha sempre impedito di spiccare il volo e ad aprire il mio cuore all'allegria, alla bellezza di rendersi trasparenti e a vivere la mia vita, non quella degli altri.
da poco un amico mi ha detto di avermi visto in foto allora...ed io che credevo che lui non conoscesse il mio aspetto di circa vent'anni fa... e mi ha risposto "ma eravamo dark..." ed è vero....
rincorrere quella parte di me che credevo fosse sepolta, mi è costato rinnegare ciò che sono, le mie radici, i miei amori.
ma quando mi sono ritrovata allo specchio, mi sono detta "ben ritrovata" ed ora posso guardare in faccia il mondo, sorridendo quando gli altri hanno bisogno di gridare per mostrare al mondo la propria felicità.
i miei silenzi sono comprensibili solo a chi mi conosce, come chi mi aveva detto che solo la distanza può generare un affetto vero....
se penso a tante piccole cose che per altri sono insignificanti, comprendo quanta sorpresa e curiosità c'è nei miei occhi....
e oggi capisco di essere libera di vivere ogni secondo col naso all'insù, felice di essere me...
mercoledì 29 giugno 2011
Soffio.
Letto in un'ora.
Un'ora da dedicarmi, per non pensare a niente.
Per gustarmi le parole, le immagini e ridiventare io stessa, il sogno di me.
Di quella che vedo allontanarsi e voglio rivedere nei miei occhi che si specchiano.
Delle paure che voglio allontanare.
Delle attese, che rilasciano solo amarezza.
Dell'essere libera di scegliere, il silenzio, come la folla.
O magari, la follia.
Che mi porta a dipingere le immagini con la mente e rilasciarle sul foglio sottoforma di parole, perchè non so dipingere.
Chi sa...
Ho in testa una storia....
Ma le lascio il tempo di nascere, tanto sceglie sempre lei il posto e il luogo. Io sono solo un tramite.
E sorrido ai messaggi di immaginari luoghi dove incontrare.
Quando l'incontro con la mente, è il miglior viaggio per raggiungere chi fa parte dell'incontro reale.
sabato 25 giugno 2011
Senza. Titolo. Senza.
Cosa ci fai nei miei pensieri,
tu che con la tua limpidezza,
offuschi i miei angoli di cielo?
Come pensi di allontanare da me
le tue ciglia folte,
quando mi parli di firmamenti
e della bellezza che scorre
lungo i bordi del fiume?
Quante foglie hai calpestato
per sentirne l'odore
e riempire l'aria di note,
prima di avvicinarti ad un cuore
ancora vergine?
Quante onde del mare hai contato,
perchè il tramonto
facesse all'amore con l'alba
e tu giacessi, ancora inerme,
a contare i granelli di sabbia?
Quali angoli della mia cieca malinconia
sei riuscito a cancellare,
per poter cogliere sfumature che non conosco?
Quale amore esiste solo nelle pieghe
che il tempo ha cancellato.
E nella tua lontanaza
c'è musica.
Nell'angolo della bocca
che l'ombra non coglie.
nella lacrima rimasta appesa
al filo della notte.
Nel vociare degli occelli
che sentono il giorno
prima di noi.
Non gonfiare il mio seno
di sogni.
Non vorrei riaprire gli occhi.
tu che con la tua limpidezza,
offuschi i miei angoli di cielo?
Come pensi di allontanare da me
le tue ciglia folte,
quando mi parli di firmamenti
e della bellezza che scorre
lungo i bordi del fiume?
Quante foglie hai calpestato
per sentirne l'odore
e riempire l'aria di note,
prima di avvicinarti ad un cuore
ancora vergine?
Quante onde del mare hai contato,
perchè il tramonto
facesse all'amore con l'alba
e tu giacessi, ancora inerme,
a contare i granelli di sabbia?
Quali angoli della mia cieca malinconia
sei riuscito a cancellare,
per poter cogliere sfumature che non conosco?
Quale amore esiste solo nelle pieghe
che il tempo ha cancellato.
E nella tua lontanaza
c'è musica.
Nell'angolo della bocca
che l'ombra non coglie.
nella lacrima rimasta appesa
al filo della notte.
Nel vociare degli occelli
che sentono il giorno
prima di noi.
Non gonfiare il mio seno
di sogni.
Non vorrei riaprire gli occhi.
martedì 21 giugno 2011
Pausa.
Ho in mente un tappeto di suoni.
Un pianoforte, che sembra chiedermi di volare via con lui.
Ed io, gli risponderei "si" - senza pensarci.
Perchè alle volte, va bene lasciarsi andare.
Va bene chiudere gli occhi, e volare via.
Ho deciso di dipingere di fiori colorati, la mia malinconia di questi giorni.
Uguali alle stampe della mia t-shirt.
Leggeri come il rosa che vorrei, colorasse le mie giornate.
Ritrovare la stessa gioia del primo istante.
Quando la novità ti fa colorare le guance e dire "grazie".
Sarebbe bello....semplicemente, comprendere che dall'altra parte, qualcuno prova per te le stesse emozioni.
Sarebbe bello....
Mi specchio per ritrovare quel sorriso e ritorno sui miei passi, a cercare altrove, il posto dove riaccendere il desiderio di un nuovo calore.
Un pianoforte, che sembra chiedermi di volare via con lui.
Ed io, gli risponderei "si" - senza pensarci.
Perchè alle volte, va bene lasciarsi andare.
Va bene chiudere gli occhi, e volare via.
Ho deciso di dipingere di fiori colorati, la mia malinconia di questi giorni.
Uguali alle stampe della mia t-shirt.
Leggeri come il rosa che vorrei, colorasse le mie giornate.
Ritrovare la stessa gioia del primo istante.
Quando la novità ti fa colorare le guance e dire "grazie".
Sarebbe bello....semplicemente, comprendere che dall'altra parte, qualcuno prova per te le stesse emozioni.
Sarebbe bello....
Mi specchio per ritrovare quel sorriso e ritorno sui miei passi, a cercare altrove, il posto dove riaccendere il desiderio di un nuovo calore.
venerdì 3 giugno 2011
Splendo.
Non perdo attimi per pensare alle mie radici.
Perche' potrei essere in qualunque posto nel mondo, ma mai scorderei cio' che sono e a cui appartengo.
E' stato duro scavare e rompermi le unghie, per ritrovare l'essenza di me.
Nel momento esatto in cui temevo di aver lasciato sgorgare al di fuori di me tutto il mio sangue, mi stavo purificando.
E allontandando le nuvole, ho riscoperto il caldo sole della mia amata isola, che batte nel mio cuore, attraverso i fiori che si scatenano in lampi colorati.
Oggi la notte non ha confini.
E nel mio essere sola, mi sento abbracciata da tutto il calore dell'universo.
Dal mio sentire, profondamente diverso, dagli umori della gente che parla di cose futili, io amo e scopro di godere di questo mio calpestare il terreno, molto di piu' di chi ritiene che vivere sia scontato, sia il semplice scorrere del tempo.
Ogni battito e' prezioso, la luce che ci sorride lo e', ogni stella che ci guarda e' spirito che ha lasciato la terra, per divenire parte dell'infinito spazio universlae, di cui anche noi, faremmo parte.
Ed io so di averne appena baciato un centesimo, ma averlo amato fino a sentirmi gravida.
Sono questo, un minuscolo puntino in questo meraviglioso mondo di cellule pensanti.
Grazie, Madre Terra.
Perche' potrei essere in qualunque posto nel mondo, ma mai scorderei cio' che sono e a cui appartengo.
E' stato duro scavare e rompermi le unghie, per ritrovare l'essenza di me.
Nel momento esatto in cui temevo di aver lasciato sgorgare al di fuori di me tutto il mio sangue, mi stavo purificando.
E allontandando le nuvole, ho riscoperto il caldo sole della mia amata isola, che batte nel mio cuore, attraverso i fiori che si scatenano in lampi colorati.
Oggi la notte non ha confini.
E nel mio essere sola, mi sento abbracciata da tutto il calore dell'universo.
Dal mio sentire, profondamente diverso, dagli umori della gente che parla di cose futili, io amo e scopro di godere di questo mio calpestare il terreno, molto di piu' di chi ritiene che vivere sia scontato, sia il semplice scorrere del tempo.
Ogni battito e' prezioso, la luce che ci sorride lo e', ogni stella che ci guarda e' spirito che ha lasciato la terra, per divenire parte dell'infinito spazio universlae, di cui anche noi, faremmo parte.
Ed io so di averne appena baciato un centesimo, ma averlo amato fino a sentirmi gravida.
Sono questo, un minuscolo puntino in questo meraviglioso mondo di cellule pensanti.
Grazie, Madre Terra.
Il silenzio e' perfezione.
Il silenzio mi spaventa.
E' mancanza di coraggio.
Mancanza di reazione.
Mancanza di reazione.
Mancanza di parole.
Quando dovrebbe essere. PERFEZIONE.
Somma di parole.
Infinito raggiungimento della pace.
Del pensiero sublime.
Di quell'attimo di suggestione che genera la vita.
Sottende l'Amrore Universale.
Percepisce l'Essenza che rende ogni essere Unico.
Ed ora che la notte sta per abbracciarmi con la sua coltre fresca e profumata.
Vorrei indirizzare un pensiero perfetto ad un'unica destinazione.
Perche' talvolta. Basta una parola. GRAZIE.
E' mancanza di coraggio.
Mancanza di reazione.
Mancanza di reazione.
Mancanza di parole.
Quando dovrebbe essere. PERFEZIONE.
Somma di parole.
Infinito raggiungimento della pace.
Del pensiero sublime.
Di quell'attimo di suggestione che genera la vita.
Sottende l'Amrore Universale.
Percepisce l'Essenza che rende ogni essere Unico.
Ed ora che la notte sta per abbracciarmi con la sua coltre fresca e profumata.
Vorrei indirizzare un pensiero perfetto ad un'unica destinazione.
Perche' talvolta. Basta una parola. GRAZIE.
mercoledì 25 maggio 2011
Sono legato alla terra e alla terra mai mi slegherei.
Quando mi guardo attorno, vedo solo vuoto. Vuoto di frustrazione. Vuoto di incapacità di reagire. Vuoto di paura. Paura di confrontarsi con il diverso, con l'ignoto, con quella parte di noi che non conosciamo. E che vogliamo relegare al di fuori di noi, convinti di allontanarla.
E invece non capiamo che stiamo allontanando noi stessi. L'incommensurabile. La paura di vivere. Di ammettere le nostre debolezze. La mancanza di amore verso noi stessi e verso il prossimo. Il timore di perdere.. che cosa? Le nostre piccole e imutili cose. Riusciamo ad affezionarci agli oggetti, agli abiti, ad un cellulare e non amiamo noi stessi? A cosa serve, allora? Prenderci gioco di chi sta fuori, di quella parte di te che non accetti, perchè non sei in grado di affrontarti allo specchio? Pensi di essere sufficientemente sincero con te stesso da misurarti con i tuoi errori e metterti in gioco per migliorarti? Credi di agire in modo differente da chi giudichi sbagliato? Sai amare guardando negli occhi? Sai gioire delle piccole cose, mentre sei eternamente scontento di quello che hai? Ti ricordi ancora della bellezza di una passeggiata, in riva al mare, anche quando l'acqua è ancora fredda, ma il sole fa capolino da sotto le nuvole? Riesci a ritagliarti un attimo per riflettere su cosa vale la pena di rischiare, pur di essere felice e soddisfatto dell'immagine di te che sei, e non quella che fai vedere?
Sai quante volte mi sono sognata vecchia, in riva al mare, ad ascoltare le onde. Perchè è così che voglio la mia vita. Vivere perchè amo essere nel posto dove sono ed occupare solo quello che mi basta.
E invece non capiamo che stiamo allontanando noi stessi. L'incommensurabile. La paura di vivere. Di ammettere le nostre debolezze. La mancanza di amore verso noi stessi e verso il prossimo. Il timore di perdere.. che cosa? Le nostre piccole e imutili cose. Riusciamo ad affezionarci agli oggetti, agli abiti, ad un cellulare e non amiamo noi stessi? A cosa serve, allora? Prenderci gioco di chi sta fuori, di quella parte di te che non accetti, perchè non sei in grado di affrontarti allo specchio? Pensi di essere sufficientemente sincero con te stesso da misurarti con i tuoi errori e metterti in gioco per migliorarti? Credi di agire in modo differente da chi giudichi sbagliato? Sai amare guardando negli occhi? Sai gioire delle piccole cose, mentre sei eternamente scontento di quello che hai? Ti ricordi ancora della bellezza di una passeggiata, in riva al mare, anche quando l'acqua è ancora fredda, ma il sole fa capolino da sotto le nuvole? Riesci a ritagliarti un attimo per riflettere su cosa vale la pena di rischiare, pur di essere felice e soddisfatto dell'immagine di te che sei, e non quella che fai vedere?
Sai quante volte mi sono sognata vecchia, in riva al mare, ad ascoltare le onde. Perchè è così che voglio la mia vita. Vivere perchè amo essere nel posto dove sono ed occupare solo quello che mi basta.
lunedì 23 maggio 2011
Coloro con indaco i miei fermo immagine, oil egyptien avec toi.
Non è malinconia. E' consapevolezza. E' un nuovo risveglio. E' un ritrovare me stessa. Con i cocci addosso inatti. Di quello che ero e che sono. E' quel magnifico e incommensurabile senso di leggerezza. Che ti fa sentire sublime e immortale. Bella agli occhi del mondo. Col trucco sfatto e le vesti logore. Ma felice della tua imperfezione. E intatta nei tuoi toni di indaco/violetto.
Sapete cosa significa volare tenendo i piedi ben saldi a terra?
Ascoltare le radici che si muovono con te?
Vedere il sole danzare, pur stando fermo?
Ascoltare il mare mormorare, pur non avendolo sotto gli occhi?
Sapete cosa voglia dire voler tenere per mano le parole, e ballare vorticosamente fino a perdere il fiato?
Sapere esattamente quando sarà il momento esatto, in cui potrai sorridere a quell'evento che ti ha voluto al mondo, perchè ci sono solo poche persone che sanno leggerti dentro?
Sapete cosa significa guardarsi allo specchio e ridere di sé?
Non ci vuole coraggio.
Basta essere consapevoli di esistere e di vivere per il solo senso che ha....
Sotto queste vesti c'è un cuore che batte...ah, se batte!!!!
Sapete cosa significa volare tenendo i piedi ben saldi a terra?
Ascoltare le radici che si muovono con te?
Vedere il sole danzare, pur stando fermo?
Ascoltare il mare mormorare, pur non avendolo sotto gli occhi?
Sapete cosa voglia dire voler tenere per mano le parole, e ballare vorticosamente fino a perdere il fiato?
Sapere esattamente quando sarà il momento esatto, in cui potrai sorridere a quell'evento che ti ha voluto al mondo, perchè ci sono solo poche persone che sanno leggerti dentro?
Sapete cosa significa guardarsi allo specchio e ridere di sé?
Non ci vuole coraggio.
Basta essere consapevoli di esistere e di vivere per il solo senso che ha....
Sotto queste vesti c'è un cuore che batte...ah, se batte!!!!
Basta.
Qualcuno diceva che si crea per noia, non per curiosità nell'esplorare e credere, che ci sia un senso in questo mondo, per unirci, legarci, sentirsi parte di qualcosa.
Se fosse anche solo questo il nesso, significherebbe comunque, capacità di mettersi in gioco, di provarci, a colmare quel vuoto, che non porta da nessuna parte.
Ma è proprio l'arroganza, la fallibilità e l'ignoranza che crea muri invalicabili e sospensioni a mezz'aria, incapacità di porsi e di regalarsi al prossimo, per capire quali sono i nessi tra se stesso e ciò che lo circonda.
Ieri seguivo da Fazio Emanuele Severino che diceva "elevarsi, comprendere il nesso tra il sè inferiore e il sè superiore.".
Ed è ciò in cui ho sempre creduto. Se non si esce da se stessi, per capire cosa manca a noi per costruire la propria felicità personale, non si capirà mai quella parte immortale e fondamentale di noi che è l'anima.
E solo da questo si può partire per vedere la perfezione che sta in ognuno di noi, ciò che ci rende unici e speciali.
Il mondo questo non lo accetta e pensa che la perfezione stia nell'esteriorità.
Ma solo noi possiamo cambiare il mondo, perchè ne facciamo parte.
E dobbiamo smetterla di essere egoisti.
Se fosse anche solo questo il nesso, significherebbe comunque, capacità di mettersi in gioco, di provarci, a colmare quel vuoto, che non porta da nessuna parte.
Ma è proprio l'arroganza, la fallibilità e l'ignoranza che crea muri invalicabili e sospensioni a mezz'aria, incapacità di porsi e di regalarsi al prossimo, per capire quali sono i nessi tra se stesso e ciò che lo circonda.
Ieri seguivo da Fazio Emanuele Severino che diceva "elevarsi, comprendere il nesso tra il sè inferiore e il sè superiore.".
Ed è ciò in cui ho sempre creduto. Se non si esce da se stessi, per capire cosa manca a noi per costruire la propria felicità personale, non si capirà mai quella parte immortale e fondamentale di noi che è l'anima.
E solo da questo si può partire per vedere la perfezione che sta in ognuno di noi, ciò che ci rende unici e speciali.
Il mondo questo non lo accetta e pensa che la perfezione stia nell'esteriorità.
Ma solo noi possiamo cambiare il mondo, perchè ne facciamo parte.
E dobbiamo smetterla di essere egoisti.
mercoledì 18 maggio 2011
sfogo.
è vero che si può solo crescere dai propri fallimenti.
volterò pagina e riproverò.
ma non mi abbasserò alle leggi della gente che preferisce pararti le spalle, piuttosto che sorreggerti.
e illudersi di imporsi.
pur di non ascoltarti.
io non sono così.
volterò pagina e riproverò.
ma non mi abbasserò alle leggi della gente che preferisce pararti le spalle, piuttosto che sorreggerti.
e illudersi di imporsi.
pur di non ascoltarti.
io non sono così.
lunedì 16 maggio 2011
18.5.11 Presentazione "Gocce di inchiostro" alla Grotta dei Poeti - Nuoro
Mercoledì. Ci siamo. Sta per arrivare.
Non desidero altro che la gioia di sentirmi.
Appartenermi. E condividerla con chi sarà presente.
E vorrà accogliere le mie parole.
So che non sarà facile. Io. Non sono facile.
Ma non importa. Credo sempre che se qualcuno vorrà leggermi,
sarà un risultato ottenuto.
Un'anima affine. Come ne ho trovate.
In questo momento non mi sento sicura.
O meglio. Non mi sento affatto.
Nonostante il sole mi abbraccci e mi sostenga.
Voglio. Fortemente. Solo. La mia vita.
E di questo ossigeno, sono fatta.
"a illudermi e difendermi dalle pazzie degli uomini". miss.
Non desidero altro che la gioia di sentirmi.
Appartenermi. E condividerla con chi sarà presente.
E vorrà accogliere le mie parole.
So che non sarà facile. Io. Non sono facile.
Ma non importa. Credo sempre che se qualcuno vorrà leggermi,
sarà un risultato ottenuto.
Un'anima affine. Come ne ho trovate.
In questo momento non mi sento sicura.
O meglio. Non mi sento affatto.
Nonostante il sole mi abbraccci e mi sostenga.
Voglio. Fortemente. Solo. La mia vita.
E di questo ossigeno, sono fatta.
"a illudermi e difendermi dalle pazzie degli uomini". miss.
domenica 17 aprile 2011
Over the sun.
Credo di essere cresciuta in questi mesi.
Di aver abbandonato il possesso, la necessità di trattenere, per vivere la mia libertà appieno.
Ho compreso quanto amore possa esserci nel lasciar andare.
Perchè solo se ci si guarda da fuori, si delimita il nostro strabordare, per raggiungere il giusto peso dell'esistenza.
Quanta gioia ho provato riconoscendo i miei colori,
il mio viso senza maschera,
che mi sorride, anche sotto il velo della stanchezza.
E vedere il mio corpo non perfetto,
che si adatta al tempo che cambia.
Non ho bisogno ormai di essere al centro del mondo.
Voglio essere, sempre più, al mio posto.
"Ed amare ogni cosa perchè non c'è altro da fare".
Vivere le mie emozioni come se fossero le ultime.
Sorridere al silenzio che le ricopre,
ringraziando ogni giorno per la Bellezza del Creato
e per la gioia che fa parte di me.
Quando guardo le persone, non comprendo la ragione che le spinge a "vendersi", per farsi accettare.
C'è amore nel mondo, per ognuno di noi.
E non sprecherei uno solo dei miei timidi sorrisi,
per scambiarlo con la velocità di chi non ascolta i battiti del proprio cuore e ha paura di una ruga in più sul viso.
E' così bello il tempo che passa,
è magia e meraviglia per chi lo vive,
e voglia raccontarlo a chi sappia ascoltarlo,
anche solo con uno sguardo.
Grazie a chi, inconsapevolmente, mi ha aiutato a crescere.
Di aver abbandonato il possesso, la necessità di trattenere, per vivere la mia libertà appieno.
Ho compreso quanto amore possa esserci nel lasciar andare.
Perchè solo se ci si guarda da fuori, si delimita il nostro strabordare, per raggiungere il giusto peso dell'esistenza.
Quanta gioia ho provato riconoscendo i miei colori,
il mio viso senza maschera,
che mi sorride, anche sotto il velo della stanchezza.
E vedere il mio corpo non perfetto,
che si adatta al tempo che cambia.
Non ho bisogno ormai di essere al centro del mondo.
Voglio essere, sempre più, al mio posto.
"Ed amare ogni cosa perchè non c'è altro da fare".
Vivere le mie emozioni come se fossero le ultime.
Sorridere al silenzio che le ricopre,
ringraziando ogni giorno per la Bellezza del Creato
e per la gioia che fa parte di me.
Quando guardo le persone, non comprendo la ragione che le spinge a "vendersi", per farsi accettare.
C'è amore nel mondo, per ognuno di noi.
E non sprecherei uno solo dei miei timidi sorrisi,
per scambiarlo con la velocità di chi non ascolta i battiti del proprio cuore e ha paura di una ruga in più sul viso.
E' così bello il tempo che passa,
è magia e meraviglia per chi lo vive,
e voglia raccontarlo a chi sappia ascoltarlo,
anche solo con uno sguardo.
Grazie a chi, inconsapevolmente, mi ha aiutato a crescere.
domenica 3 aprile 2011
Un attimo.
Pensiamo troppo.
Crediamo di poter controllare le nostre emozioni.
Crediamo di conoscere quello che succederà.
E spesso, ignoriamo del tutto che noi siamo solo in questo istante.
E ciò che saremo un istante dopo, ancora non lo sappiamo.
Se solo imparassimo a lasciarci andare.
A non avere aspettative.
Ci godremmo del tutto la sorpresa.
Che è fatta di piccole cose.
Talvolta, solo di un sorriso.
Che ci faccia compiere un piccolo passo indietro.
E ricordarci che si può sbagliare.
Ma siamo noi.
Esseri di questo infinito Universo.
Con la nostra complessità.
E la bellezza sta nel Sole che ci ricorda quanto è bella la vita.
Crediamo di poter controllare le nostre emozioni.
Crediamo di conoscere quello che succederà.
E spesso, ignoriamo del tutto che noi siamo solo in questo istante.
E ciò che saremo un istante dopo, ancora non lo sappiamo.
Se solo imparassimo a lasciarci andare.
A non avere aspettative.
Ci godremmo del tutto la sorpresa.
Che è fatta di piccole cose.
Talvolta, solo di un sorriso.
Che ci faccia compiere un piccolo passo indietro.
E ricordarci che si può sbagliare.
Ma siamo noi.
Esseri di questo infinito Universo.
Con la nostra complessità.
E la bellezza sta nel Sole che ci ricorda quanto è bella la vita.
sabato 2 aprile 2011
L'abbraccio di Hermann.
Ringraziando il mio amico Fabio per averla pubblicata ^-^
http://cavieculturali.wordpress.com/2011/03/30/paolo-benvegnu-circolo-degli-artisti-–-roma-seconda-parte/
http://cavieculturali.wordpress.com/2011/03/30/paolo-benvegnu-circolo-degli-artisti-–-roma-seconda-parte/
domenica 27 marzo 2011
Dall'alto.
Volo per Roma. Sono, stranamente, tranquilla. Sto vivendo questo viaggio in solitudine. E probabilmente, sola, lo sono davvero. Perche' vedo la lontananza come se fosse un limite. Invece e' la mia luce, che mi portera' verso l'orizzonte che desidero. E' il silenzio a ricomprendermi. E' quel senso di abbandono. All'essere che sono e che cerca se stesso. Non devo temere. Perche' il sole esiste. Anche per me. Che ho fallito, quando dovevo lasciare. Ma oggi so. Quello che la nascita mi ha tolto. E le radici hanno tenuto a bada. Ed io sono sempre qui. A volare sopra i miei sogni. Perche' ogni tanto. E' giusto guardarsi dall'alto.
domenica 13 marzo 2011
Sembrano trascorsi 40 anni. Non 6 mesi.
Sembrano trascorsi 40 anni, non 6 mesi.
Anni in cui ho viaggiato per il mondo, cercando quello che la mia anima si rifiuta di vedere.
Anni in cui mi sono specchiata attraverso la pioggia, per trovare le foglie ad accogliermi come un tappeto morbido e delicato.
Anni in cui mi sono chiusa in un bozzolo, per paura di guardare fuori.
E quel bozzolo aveva la forma di braccia umane, braccia materne, con quel calore che non si trova altrove.
Ho cercato di spegnere il vuoto con parole non mie, che sapessero di corallo, di rosso fuoco o di nero all'imbrunire.
Ho dipinto arcobaleni, per attraversare il limite tra la realtà e il sogno e realizzare a piene mani nuvole di cartapesta.
I colori che vedevo erano fermi tra l'iride e la pupilla, in quel non-luogo che riconosce le ombre e risiede nell'anima.
Ho abbandonato, per lasciar andare e costruire me.
Ora, il tempo mi ha lasciato.
E a me sembra passata una vita.
Ora, sono io a non voler lasciare andare.
E a chiedere, di ritrovare.
Anni in cui ho viaggiato per il mondo, cercando quello che la mia anima si rifiuta di vedere.
Anni in cui mi sono specchiata attraverso la pioggia, per trovare le foglie ad accogliermi come un tappeto morbido e delicato.
Anni in cui mi sono chiusa in un bozzolo, per paura di guardare fuori.
E quel bozzolo aveva la forma di braccia umane, braccia materne, con quel calore che non si trova altrove.
Ho cercato di spegnere il vuoto con parole non mie, che sapessero di corallo, di rosso fuoco o di nero all'imbrunire.
Ho dipinto arcobaleni, per attraversare il limite tra la realtà e il sogno e realizzare a piene mani nuvole di cartapesta.
I colori che vedevo erano fermi tra l'iride e la pupilla, in quel non-luogo che riconosce le ombre e risiede nell'anima.
Ho abbandonato, per lasciar andare e costruire me.
Ora, il tempo mi ha lasciato.
E a me sembra passata una vita.
Ora, sono io a non voler lasciare andare.
E a chiedere, di ritrovare.
sabato 5 marzo 2011
....pensieri post-onirici....
Oggi Hermann mi ha preso per mano, accompagnandomi al lavoro. E mentre vedevo il cielo sbocciare e scrollarsi di dosso la pioggia, ho iniziato a sfogliarlo e a scoprire i petali sottostanti, fatti di ariosi archi, violoncelli appassionati e chitarre acide.
Ogni giorno, mi regala lo stupore dell'alba, fino alla dolcezza della notte.
Ogni giorno, mi regala lo stupore dell'alba, fino alla dolcezza della notte.
mercoledì 23 febbraio 2011
Il viaggio di Hermann
Hermann ha fatto un lungo viaggio.
Ha percorso sentieri irti che da Itaca portano al mare, dimenticandosi della sua terra, per ritrovarla in sogno.
Ha conosciuto battaglie con cui l’uomo ha cancellato i suoi stessi passi e violentato il grembo delle Madri in attesa.
Ha baciato la terra sofferente e amato gli alberi, il loro primo respiro e l’ultimo, il più dolce, quello del ricongiungimento con il grembo Materno.
Ha saputo ridere e beffarsi di se stesso quando, guardandosi allo specchio, ha riconosciuto le proprie miserie e le ha dipinte di rosso, perché potessero essergli di monito per ogni delitto commesso nei confronti dei deboli, dei derelitti, degli emarginati.
Ha negato se stesso, calpestando le proprie radici e rinascendo dai propri sogni.
Ci dato in dono un film mai girato, immaginifico, quanto crudo, raccontando le sue visioni in capitoli di storia dell'Umanità.
Si è vestito di bianco candido in Amore :"adesso fidati, fidati di me....rideremo di nuovo e stavolta sara' per noi...un riflesso incontrollato una carezza, un gesto, a volte un ritorno - Il pianeta perfetto", come di rosso infuocato per urlarci tutte le cattiverie umane "ma sotto i cieli immensi c'è una terra da spartire e infliggere le regole distruggere per costruire - "Moses".
Ci ha travolto per non renderci dimentichi che la Creazione è Madre e figlia della natura femminile dell'Umanità ed essa soltanto può essere Speranza di Redenzione e futuro da accogliere "madre, di tutti i poeti, raccogli solo i figli di disgrazia e poi allontanati, mettiti i guanti, mettiti artigli per dimenticare, la seduzione per i giornalisti e l'attenzione per le borse nere poi torna a casa, prepara il pane e che ai tuoi uomini non manchi il pianto - "Love is talking".
Ha sussurrato all'Anima con sofferenza, che "l'errore rende liberi soltanto se libera è la grazia...lasciate che vi accarezzino le ciglia dell'amore ed i ricordi che bruciano in petto e non dimenticate le parole degli occhi, degli ultimi respiri e cominciate a respirare -"Avanzate, ascoltate".
Hermann sa che nei sogni si racchiude il seme della rinascita e ci racconta "ho visto un sogno in fondo all'anima che mi parla, che mi spinge a non cadere e non dimentica" e ancora "ma la mia vita canta d'amore, la mia vita è pazza d'amore"- "Io ho visto" e ancora "E improvvisamente il silenzio lasciò parlare l'amore così lontano dalle nuvole così vicino al mare come affrontare l'impossibile che pure vuoi toccare come le stelle che si attraggono per esplodere e creare - "Achab in New York" ": l'Amore come unico mezzo per Ri-generare.
Ha immerso i piedi nel fango delle miserie umane: "il re è infallibile nel centro esatto il corpo in vendita versato il sangue e se non vuoi nemmeno l'ombra di un sogno e l'abitudine al margine è il solo tuo desiderio "Sartre Monstre", "Dove sei? Dove siamo? Tutti in fila a scegliere uno stile che decide per noi dominando il nulla il passato non si cancella ma si doma con la masticazione "Good mornign, mr. Monroe!" ".
Ci ha ricordato la Bellezza del Creato, l'immensità del Cielo che si apre dopo un giorno di Pioggia e la poesia che sta nella vita di ogni Creatura "e all'alba scendere uscire nelle strade amando l'amore che non c'e' - "Johnnie and Jane".
E' in noi, il lavoro da compiere ogni giorno, come impegno per la Vita, come senso da riconoscere in ogni nostro gesto.
Hermann ci ha rammentato un dono che è insito in ogni essere umano, quello della libertà, del pensiero che non si può fermare al limitante del nostro piccolo mondo quotidiano.
Nei nostri passi sulla terra umida c'è ciò che siamo.
lunedì 14 febbraio 2011
sabato 12 febbraio 2011
Segnali.
I sogni sono parte di noi.
Spesso riportano a galla quello che il subconscio non riesce a trasmetterci.
E si realizzano nelle nostre mani, quando apriamo gli occhi e capiamo che c'è sempre un segnale, in quelle che sembrano immagini sconclusionate, senza senso.
L'ho compreso ora.
In un sogno che sembrava assurdo, c'era un chiaro significato, un indicazione per la mia vita che si evolve.
Per tutto il tempo che mi hai preso per mano, madre mia, hai avuto paura per tutto quello che credevi potesse farmi del male.
Dagli ostacoli, ai rapporti umani.
Quando stanotte sei apparsa a me, come ti ricordai 10 anni fa, ho compreso che la libertà che tu cercavi, è la medesima che ho creduto di aver raggiunto da quando non ci sei più.
Ma la libertà non si raggiunge dall'altro capo del mondo.
La libertà l'abbiamo dentro e tu questo, madre mia, non l'hai mai compreso.
Così, quando stanotte ti ho chiesto "dov'eri?" e tu mi hai risposto "volevo conoscere altre persone"... ho capito che mi stavi lasciando andare.
Che avevi capito che tutto il mio impegno, la mia fatica e la devozione nelle cose che faccio, fanno parte di me, così come la libertà di essere me stessa.
Questo lo serberò con me, sapendo che continuerai a prendermi per mano.
Spesso riportano a galla quello che il subconscio non riesce a trasmetterci.
E si realizzano nelle nostre mani, quando apriamo gli occhi e capiamo che c'è sempre un segnale, in quelle che sembrano immagini sconclusionate, senza senso.
L'ho compreso ora.
In un sogno che sembrava assurdo, c'era un chiaro significato, un indicazione per la mia vita che si evolve.
Per tutto il tempo che mi hai preso per mano, madre mia, hai avuto paura per tutto quello che credevi potesse farmi del male.
Dagli ostacoli, ai rapporti umani.
Quando stanotte sei apparsa a me, come ti ricordai 10 anni fa, ho compreso che la libertà che tu cercavi, è la medesima che ho creduto di aver raggiunto da quando non ci sei più.
Ma la libertà non si raggiunge dall'altro capo del mondo.
La libertà l'abbiamo dentro e tu questo, madre mia, non l'hai mai compreso.
Così, quando stanotte ti ho chiesto "dov'eri?" e tu mi hai risposto "volevo conoscere altre persone"... ho capito che mi stavi lasciando andare.
Che avevi capito che tutto il mio impegno, la mia fatica e la devozione nelle cose che faccio, fanno parte di me, così come la libertà di essere me stessa.
Questo lo serberò con me, sapendo che continuerai a prendermi per mano.
lunedì 7 febbraio 2011
E' "Andromeda Maria", l'anteprima di "Hermann" di Paolo Benvegnù.
Paolo Benvegnù ci ha sempre abituato alle sorprese, all'inaspettato, all'evoluzione del lavoro, suo e dei suoi compagni.
Questa anteprima intitolata "Andromeda Maria", ha tutti i crismi della meraviglia.
Già dal primo ascolto nella giornata del 3 di febbraio nella trasmissione radiofonica "Moby Dick", ci regala il pathos dell'attesa, lo stupore della scoperta di un cantautorato mai scontato, ma sempre attento e vigile.
Quanta intensità c'è nel lavoro vocale, nell'incastonatura tra i ritmi sottesi al pianoforte, ed un racconto che si cementifica perfettamente al tappeto ritmico.
La voce del Benvegnù sembra quella di un tetrante, che ci racconta le gesta mitologiche di Andromeda, subito seguito dalla corale presenza dei musicisti.
Le note sembrano scandite con la stessa metrica del tempo e solo quando arriva il refrain, il pathos lascia il posto alla limpidezza di parole che ci riconducono al nostro tempo.
Come spesso è stato detto, se queste sono le premesse, "Hermann" si rivelerà con altrettanta bellezza e veemenza.
Questa anteprima intitolata "Andromeda Maria", ha tutti i crismi della meraviglia.
Già dal primo ascolto nella giornata del 3 di febbraio nella trasmissione radiofonica "Moby Dick", ci regala il pathos dell'attesa, lo stupore della scoperta di un cantautorato mai scontato, ma sempre attento e vigile.
Quanta intensità c'è nel lavoro vocale, nell'incastonatura tra i ritmi sottesi al pianoforte, ed un racconto che si cementifica perfettamente al tappeto ritmico.
La voce del Benvegnù sembra quella di un tetrante, che ci racconta le gesta mitologiche di Andromeda, subito seguito dalla corale presenza dei musicisti.
Le note sembrano scandite con la stessa metrica del tempo e solo quando arriva il refrain, il pathos lascia il posto alla limpidezza di parole che ci riconducono al nostro tempo.
Come spesso è stato detto, se queste sono le premesse, "Hermann" si rivelerà con altrettanta bellezza e veemenza.
sabato 5 febbraio 2011
Il destino.
Mi sono sempre chiesta il perchè di percepire con cristallina trasparenza il significato recondito delle cose, ogni afflato che dia vita alle creature dell'universo, ogni raggio di sole che accarezzi e protegga l'uomo, crescendolo nella poesia del tempo.
I pensieri che dal sonno conducono alla veglia, sono divenuti polvere da calpestare e stelle da rimirare.
Le ore che precedono il tramonto sono la culla, da cui abbeverarsi, perchè la creazione avvenga sotto un tetto ove ripararsi dal vento ed io ne sento dentro ogni battito, ogni desiderio, ogni segnale di vita.
Nel momento esatto in cui ciò avviene, sento la serenità scorrere nelle mie vene, come se percorressi i primi passi su questa umida terra e non provassi timore del tempo che scorre.
Mi rimiro attraverso un vetro di foglie autunnali e di gocce di sole e non attendo altro che me stessa, a rinnovare la mia gratitudine per ciò che la vita mi ha dato.
Le radici che nel mio grembo premono sono le gioie che il dolore ha attutito, ma non ha cancellato la meraviglia, lo stupore e l'accoglienza per i colori dell'anima.
Ed io sorrido ad un destino tanto docile, quanto splendido.
I pensieri che dal sonno conducono alla veglia, sono divenuti polvere da calpestare e stelle da rimirare.
Le ore che precedono il tramonto sono la culla, da cui abbeverarsi, perchè la creazione avvenga sotto un tetto ove ripararsi dal vento ed io ne sento dentro ogni battito, ogni desiderio, ogni segnale di vita.
Nel momento esatto in cui ciò avviene, sento la serenità scorrere nelle mie vene, come se percorressi i primi passi su questa umida terra e non provassi timore del tempo che scorre.
Mi rimiro attraverso un vetro di foglie autunnali e di gocce di sole e non attendo altro che me stessa, a rinnovare la mia gratitudine per ciò che la vita mi ha dato.
Le radici che nel mio grembo premono sono le gioie che il dolore ha attutito, ma non ha cancellato la meraviglia, lo stupore e l'accoglienza per i colori dell'anima.
Ed io sorrido ad un destino tanto docile, quanto splendido.
giovedì 3 febbraio 2011
Assenza come Presenza.
Sei tornato nei miei sogni in punta di piedi,
come solo un sogno può essere.
Porgendomi un mazzo di rose rosse
con mani sporche di fango e parole,
con un sorriso caldo come il Sole
e con la stessa dolcezza del Mare
che accarezza l’arenile.
Non avevi parole per me,
solo quell’aria sfuggevole di chi può rivelarsi,
solo per un istante.
Di fatto sei sparito,
come l’acqua non lascia traccia,
ma il tuo calore,
quello, non scompare.
come solo un sogno può essere.
Porgendomi un mazzo di rose rosse
con mani sporche di fango e parole,
con un sorriso caldo come il Sole
e con la stessa dolcezza del Mare
che accarezza l’arenile.
Non avevi parole per me,
solo quell’aria sfuggevole di chi può rivelarsi,
solo per un istante.
Di fatto sei sparito,
come l’acqua non lascia traccia,
ma il tuo calore,
quello, non scompare.
domenica 30 gennaio 2011
Il mondo è in mano ai bambini.
Vorrei guardare il mondo con la limpidezza della nascita.
La curiosità che i bambini hanno nello scoprire il nuovo.
Lo sconosciuto.
La simbiosi materna.
Quell'assolutezza che permea un rapporto talmente speciale ed esclusivo, che nessuno scienziato sarebbe capace di spiegarlo.
Ogni giorno sorridere con innocenza al creato, alla gioia per la pioggia, come per la nascita di un nuovo giorno, come per la comprensione attraverso la semplicità dei sensi.
Vorrei divenire...gesto.
Vorrei poter comprendere e trasmettere con le mani, quello che le parole non possono assimilare a nulla.
E ascoltare, per riconoscere i suoni famigliari, e racchiuderli in piccole scatole di latta, ove non possano disperdersi.
Vorrei stare ore a guardare il mare, perchè possa raccontare al mio cuore ciò che non potrò mai vedere con gli occhi.
Sempre più vorrò divenire... me stessa.
E legare palloncini ad ogni parola, perchè possa giungere alla sua destinazione.
Perchè la libertà di esistere non cessi.
La curiosità che i bambini hanno nello scoprire il nuovo.
Lo sconosciuto.
La simbiosi materna.
Quell'assolutezza che permea un rapporto talmente speciale ed esclusivo, che nessuno scienziato sarebbe capace di spiegarlo.
Ogni giorno sorridere con innocenza al creato, alla gioia per la pioggia, come per la nascita di un nuovo giorno, come per la comprensione attraverso la semplicità dei sensi.
Vorrei divenire...gesto.
Vorrei poter comprendere e trasmettere con le mani, quello che le parole non possono assimilare a nulla.
E ascoltare, per riconoscere i suoni famigliari, e racchiuderli in piccole scatole di latta, ove non possano disperdersi.
Vorrei stare ore a guardare il mare, perchè possa raccontare al mio cuore ciò che non potrò mai vedere con gli occhi.
Sempre più vorrò divenire... me stessa.
E legare palloncini ad ogni parola, perchè possa giungere alla sua destinazione.
Perchè la libertà di esistere non cessi.
sabato 29 gennaio 2011
Stagioni che cambiano.
Guardo fuori.
Un cielo di panna piange.
E tutto il silenzio che ha avvolto le mie coperte fino a tarda mattina,
si trasforma in ricordi che danzano tra il vetro e le gocce che lo ricoprono.
Come se ogni ricordo avesse le sue parole, i suoi sogni, pagine da decorare a Natale e sorrisi da regalare nelle folli notti estive.
Ed io tengo per mano i chilometri che ho percorso per raggiungere i miei sogni, rubare un abbraccio ad un amico lontano, piangere di gioia al suono della canzone del cuore.
C'è un tempo per ogni cosa.
Passerà questo freddo che rende dimentica ogni sensazione.
Passeranno le pioggie che trattengono i colori al buio di questa stanza gelida.
Torneranno le foglie autunnali che ricoprono i passi, rendendoli croccanti e profumati.
E tornerà il mondo a riscoprire l'arcobaleno dopo la pioggia, il mare che dolcemente accarezza la sabbia e la musica, a segnare ogni battito del mio cuore.
Io...attendo.....
Un cielo di panna piange.
E tutto il silenzio che ha avvolto le mie coperte fino a tarda mattina,
si trasforma in ricordi che danzano tra il vetro e le gocce che lo ricoprono.
Come se ogni ricordo avesse le sue parole, i suoi sogni, pagine da decorare a Natale e sorrisi da regalare nelle folli notti estive.
Ed io tengo per mano i chilometri che ho percorso per raggiungere i miei sogni, rubare un abbraccio ad un amico lontano, piangere di gioia al suono della canzone del cuore.
C'è un tempo per ogni cosa.
Passerà questo freddo che rende dimentica ogni sensazione.
Passeranno le pioggie che trattengono i colori al buio di questa stanza gelida.
Torneranno le foglie autunnali che ricoprono i passi, rendendoli croccanti e profumati.
E tornerà il mondo a riscoprire l'arcobaleno dopo la pioggia, il mare che dolcemente accarezza la sabbia e la musica, a segnare ogni battito del mio cuore.
Io...attendo.....
giovedì 27 gennaio 2011
Se questo è un uomo.
Oggi. Giornata della memoria.
Come usualmente accade, si apporrà una candela alla propria pagina di vita virtuale, per salvarci la faccia, per mostrare al mondo quanto siamo sensibili di fronte alla devastazione di popoli interi, di fronte ad un abominio che niente e nessuno potrà cancellare.
Che ci piaccia o meno, siamo fatti di memoria.
E prima di tutto, di memoria storica.
Nelle nostre radici vi è l'orrore che i nostri antenati hanno vissuto.
Lo sterminio che donne, bambini e malati hanno dovuto subire.
La lotta alla sopravvivenza.
Ed anche, la morte.
Perchè anch'essa, fa parte della vita.
Nelle nostre vene vi è una traccia di malvagità, che cerchiamo di trattenere con larghi sorrisi, quando la violenza è presente nelle nostre azioni quotidiane.
Nell'incapacità di ascoltare. Nella necessità di acquistare continuamente oggetti inutili. Nella ricerca di quello che non c'è, di sicuro, fuori da noi, perchè non siamo capaci di trovarlo dentro.
Non voglio fare del facile moralismo.
Ma se guardiamo lo stato del nostro paese, è tacito.
Ed una volta tanto, vorrei accenderla nel cuore, questa candela.
Ed invitarvi a guardare l'omonimo film.
O a leggere il libro, che è molto meglio.
Magari, a lume di candela.
Come usualmente accade, si apporrà una candela alla propria pagina di vita virtuale, per salvarci la faccia, per mostrare al mondo quanto siamo sensibili di fronte alla devastazione di popoli interi, di fronte ad un abominio che niente e nessuno potrà cancellare.
Che ci piaccia o meno, siamo fatti di memoria.
E prima di tutto, di memoria storica.
Nelle nostre radici vi è l'orrore che i nostri antenati hanno vissuto.
Lo sterminio che donne, bambini e malati hanno dovuto subire.
La lotta alla sopravvivenza.
Ed anche, la morte.
Perchè anch'essa, fa parte della vita.
Nelle nostre vene vi è una traccia di malvagità, che cerchiamo di trattenere con larghi sorrisi, quando la violenza è presente nelle nostre azioni quotidiane.
Nell'incapacità di ascoltare. Nella necessità di acquistare continuamente oggetti inutili. Nella ricerca di quello che non c'è, di sicuro, fuori da noi, perchè non siamo capaci di trovarlo dentro.
Non voglio fare del facile moralismo.
Ma se guardiamo lo stato del nostro paese, è tacito.
Ed una volta tanto, vorrei accenderla nel cuore, questa candela.
Ed invitarvi a guardare l'omonimo film.
O a leggere il libro, che è molto meglio.
Magari, a lume di candela.
mercoledì 26 gennaio 2011
H E R M A N N | N N A M R E H
Viene alla luce il 18 Febbraio "Hermann", nuova creatura di Paolo Benvegnù.
Attesissimo successore dell'imprescindibile "La labbra", che tanti successi ha mietuto, suggellando la sensibilità e la presenza scenica di un artista, che nel nostro Paese non ha eguali.
Ricordiamo la sua partecipazione al concerto del Primo Maggio del 2009.
Il suo contributo nella compilazione di Manuel Agnelli & Co. "Il Paese è reale" con il brano "Io e il mio amore", premiato al Meeting di Musica Indipendente per la sezione "Migliore Fotografia", con la motivazione: per la capacità di interpretare con armonia luci ed ombre, mantenendo ritmo e leggerezza.
Ennesimo riconoscimento nell'ultimo capolavoro di Mina "Caramella", in cui è stato inserita una sua reinterpretazione del brano "Io e te".
Ultimo, non ultimo, la partecipazione all'inedito collage di "Materiali resistenti", per cui l'artista ha creato un'ennesima perla di poesia e saggezza intitolata "Breve storia di Francesco C.", riconosciuta come miglior brano Indie per le giurie specializzate.
Ora, con "Hermann", si volta pagina.
Abbandonata l'analisi dell'amore, si estroflette e osserva il mondo.
Con i propri occhi di artista delle sottigliezze, delle sfumature impalpabili, ma soprattutto, di uomo che sa cogliere.
E che della sua vita vissuta ha fatto un libro per riflettere sulla Bellezza.
Nell'attesa, vi regalo questa interessante intervista in tre parti, tratta dal sito "Nodo in gola"
martedì 25 gennaio 2011
La rotondità della luce.
Vorrei destarmi dal sonno
un attimo prima della veglia,
nel momento in cui la visione non è reale
e la percezione delle cose fluttua,
tra l'immaginazione e il sogno.
Vorrei assistere
a quel senso di non-appartenenza
e carpirne l'essenza,
perché ogni singolo gesto
vivesse di vita propria.
Vorrei che le parole danzassero
disegnando pareti di cotone,
dove rimbalzare per rinascere
sotto una nuova forma,
che si palesi in sublimi note di violino.
Vorrei che quella luce
che riempie i miei occhi
solleticandomi al riposo,
sapesse circondare ogni movimento
che l'aria compie attorno alle cose,
cosicché la vita potesse raddolcirsi
aggrappandosi alle emozioni.
Ed io, proprio lì,
vorrei addormentarmi.
un attimo prima della veglia,
nel momento in cui la visione non è reale
e la percezione delle cose fluttua,
tra l'immaginazione e il sogno.
Vorrei assistere
a quel senso di non-appartenenza
e carpirne l'essenza,
perché ogni singolo gesto
vivesse di vita propria.
Vorrei che le parole danzassero
disegnando pareti di cotone,
dove rimbalzare per rinascere
sotto una nuova forma,
che si palesi in sublimi note di violino.
Vorrei che quella luce
che riempie i miei occhi
solleticandomi al riposo,
sapesse circondare ogni movimento
che l'aria compie attorno alle cose,
cosicché la vita potesse raddolcirsi
aggrappandosi alle emozioni.
Ed io, proprio lì,
vorrei addormentarmi.
Lettera al poeta.
Caro Poeta,
raccontami i tuoi sogni,
che celi dietro specchi di favole imbandite di nuvole d'oro.
Svelami i segreti che nella tua anima ballano,
colorando il cielo di amianto e sole.
Raccontami la nascita delle parole,
dal momento in cui le hai viste sorriderti
e accocolarsi al tuo cuore,
come un caldo manto
sotto cui scaldarsi nelle notti azzurro neve.
Anima il mio debole desiderio
della stessa passione
che unisce gli amanti.
Indicami il sentiero,
dove possa ritrovare i miei passi,
persi nel dolore che la mente ha rivelato.
Calpesterò le foglie autunnali,
per nutrirmi dei suoni che solo l'amore conosce,
per scoprire quella parte di me che ancora non nacque.
Mi coprirò di veli,
perchè la notte possa tenermi per mano
e portarmi al cospetto della luna,
amica fedele delle stagioni che mutano,
della vita che nasce,
della luce che in me, è amore.
Ti ascolterò, o compagno delle mie notti insonni,
come si ascolta l'acqua che scorre,
come se fossi aria da respirare,
come se le tue parole vivessero di vita propria, in me.
E leggerò nella tua mente,
quando le tue mani non potranno scaldare il mio cuore.
Perchè sono le parole, a farlo battere.
raccontami i tuoi sogni,
che celi dietro specchi di favole imbandite di nuvole d'oro.
Svelami i segreti che nella tua anima ballano,
colorando il cielo di amianto e sole.
Raccontami la nascita delle parole,
dal momento in cui le hai viste sorriderti
e accocolarsi al tuo cuore,
come un caldo manto
sotto cui scaldarsi nelle notti azzurro neve.
Anima il mio debole desiderio
della stessa passione
che unisce gli amanti.
Indicami il sentiero,
dove possa ritrovare i miei passi,
persi nel dolore che la mente ha rivelato.
Calpesterò le foglie autunnali,
per nutrirmi dei suoni che solo l'amore conosce,
per scoprire quella parte di me che ancora non nacque.
Mi coprirò di veli,
perchè la notte possa tenermi per mano
e portarmi al cospetto della luna,
amica fedele delle stagioni che mutano,
della vita che nasce,
della luce che in me, è amore.
Ti ascolterò, o compagno delle mie notti insonni,
come si ascolta l'acqua che scorre,
come se fossi aria da respirare,
come se le tue parole vivessero di vita propria, in me.
E leggerò nella tua mente,
quando le tue mani non potranno scaldare il mio cuore.
Perchè sono le parole, a farlo battere.
Il sogno della mia vita.
E ci fu l'attimo in cui
corsi a perdifiato
e le mani
non ebbero confini.
E scorsi per un istante
la vita consumarsi,
come se il respiro non bastasse
a divenire cielo.
E non ebbi paura
che quell'attimo
venisse a mancare,
perchè non vi era
arcobaleno
che potesse comprendere
i colori in fondo ai miei occhi.
Non vi era albero
o fiore o erba che potessi calpestare,
per ridestarmi dal sogno
che la vita mi rendeva.
Potei ridere di me,
nell'istante in cui abbandonai la terra.
E fu come fluttuare,
tornare nel grembo materno
e non temere.
Poter correre, rotolare,
fare capriole all'indietro,
all'unisono col battito del mio cuore.
E fu come
tornare a nascere,
stringermi nel palmo di una minuscola mano,
e ascoltarmi venire al mondo,
per riscoprire i colori che la vita mi donò
e che ogni, dipingono i miei occhi.
E fu come
rivedere mia madre che vive,
attraverso me.
E che mi stringe al cuore
all'aba di un nuovo giorno,
quando ho bisogno di pace.
corsi a perdifiato
e le mani
non ebbero confini.
E scorsi per un istante
la vita consumarsi,
come se il respiro non bastasse
a divenire cielo.
E non ebbi paura
che quell'attimo
venisse a mancare,
perchè non vi era
arcobaleno
che potesse comprendere
i colori in fondo ai miei occhi.
Non vi era albero
o fiore o erba che potessi calpestare,
per ridestarmi dal sogno
che la vita mi rendeva.
Potei ridere di me,
nell'istante in cui abbandonai la terra.
E fu come fluttuare,
tornare nel grembo materno
e non temere.
Poter correre, rotolare,
fare capriole all'indietro,
all'unisono col battito del mio cuore.
E fu come
tornare a nascere,
stringermi nel palmo di una minuscola mano,
e ascoltarmi venire al mondo,
per riscoprire i colori che la vita mi donò
e che ogni, dipingono i miei occhi.
E fu come
rivedere mia madre che vive,
attraverso me.
E che mi stringe al cuore
all'aba di un nuovo giorno,
quando ho bisogno di pace.
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