Il momento che più amo è il pomeriggio. Quando ho la fortuna di terminare di lavorare alle 14, torno a casa, consumo un pasto frugale, tipo che non ci metto più di 10 minuti di orologio, ed esco come un fulmine alla ricerca di nuova aria.
Se fosse per me, lavorerei all'aperto. Detesto stare chiusa tra 4 mura. Detesto l'odore di muffa delle pareti del mio ufficio. E detesto la mia stanza da letto, troppo spoglia per amarla, troppo carica per riconoscermici. Borsa in spalla e dentro, mai manchi, lettore mp3 con la MIA musica, blocchetto e penna e un libro.
In questi giorni sto mettendo testa e cuore sull'ennesimo- adorato Murakami. E sto imparando a lasciarmi andare dalla poesia ai documenti storici, con la curiosità di cercare di comprenderne il nesso. Con la giusta misurazione ma una volta tanto, nessun distacco, totalmente immersa nelle parole. Fino ad annegarci. Ma sai che gioia!!!
Certe volte la stanchezza non mi aiuta, vorrei vivere di aria e parole, dimenticare di bere e di mangiare e bastare a me stessa.
Ma, a fatica, ricordo di essere un essere umano che ha bisogno di nutrimento, ahimè, anche per il fisico e non solo per lo spirito.
Del resto, mio padre aveva ragione - "sacco vuoto, non sta in piedi!" - sentenziava - parole sante!!!!
Sempre potrei risparmiare il sonno, a dispetto della mia passeggiata e quando le mie gambe si ribellano, un bel posticino all'ombra lo trovo!
E così, iniziano le mie fantasticherie, le osservazioni che scappano via dalle dita, per trovare collocazione sghemba sui fogli di un sempre più pieno blocchetto.
Quanto mi rende carica di gioia vedere che posso pensare e contemporaneamente far vivere questo mare in piena, senza perdere una virgola, e più osservo, più mi nutro di beltà e riempio gli spazi tra me e quel sudore della fatica di innalzarmi verso il cielo.
De-siderium, vero?
Un amico lo diceva... armonizzare il nostro universo con quello che ci circonda.
Rapportarmi con l'esterno, per accorgermi che porto sempre con me tutto ciò che sono, assieme a quel piccolo angolo dell'universo che ha scelto me, come abitante.
E che ancora, stranamente, non mi cacciato via.
Evidentemente, non gli sto così antipatica...
Osservo...imparo...leggo e riscrivo...
Quello che le persone fanno, mi fa spesso sorridere.
I loro gesti inconsci e sopra ogni cosa, la loro volontà di apparire sempre perfetti. Ma agli occhi degli altri, non ai propri occhi.
Quanta gente - penso - tra questa ed altra, ogni giorno dedica un pò del proprio prezioso (?) tempo a cercare di migliorarsi, di chiedersi se le proprie azioni siano giuste, se il percorso di vita scelto sia quello appropriato, se i rapporti col prossimo siano dettati dalla libertà necessaria a non calpestare nessuno?
Quante persone si lasciano trascorrere il tempo sulle spalle o al contrario, lo riempiono di mille cose, sostanzialmente inutili, per non pensarci?
Quante parole non dette creano solchi incolmabili o quante altre, continuano a marcire deteriorando i nostri sentimenti?
Sorrido ancora... di fronte alla finta perfezione, che non è altro che apparenza.
E quando, continuamente, le persone mi chiedono " perchè non fai questo? perchè non via lì" rispondo à- "perchè io sto bene con me stessa - in qualunque posto tu mi metta" e rido con la stessa gioia di una bimba che non camminava e che costruiva favole di cartapesta da rimodellare.
Quella bimba non aveva paura.
Ed anch'io, oggi, sfioro con le mani la cresta delle onde e lascio andare il mare, perchè io posso solo vivere di aria. E di parole.
Ah... dimenticavo....
...il sandwich è ancora lì...che attende di conoscere la sua sorte...
martedì 26 luglio 2011
sabato 16 luglio 2011
Respira. Guarda il Cielo. Guarda le Stagioni passare. Prendi posizione. Viaggia. Ricerca la tua parte migliore.
Ricordo quando ho imparato a respirare.
Non è stato il giorno della mia nascita, ma della mia ri-nascita.
Ho aperto gli occhi e per la prima volta, ho ascoltato, in attesa, il battito del mio cuore.
Andava a ritmo con ogni mio impercettibile movimento e ho visto i colori danzare davanti ai miei occhi.
Ogni passo che muovevo mi era nuovo, potevo ridere di ogni lacrima che voleva via con ali di farfalla e dipingere le mie labbra e le mie unghie di rosso scarlatto, per illuminare il corpo del colore del mio cuore.
Quando aprii il mio viso alla vita, vidi con esattezza le parole che avevo sempre allontanato da me, nutrirsi del latte che sgorgava dai fiori sul mio balcone e costruire arabeschi, per generare semi.
Avevo dimenticato quanto quel piccolo e automatico gesto del nostro corpo fosse importante e potesse prendermi per mano, per condurmi alle gioie del mondo.
E ora, che non ho più paura di respirare... prendo posizione....viaggio... ricerco la mia parte migliore.
venerdì 15 luglio 2011
quattro passi in un sorriso in fondo agli occhi.
quanto tempo ho trascorso pensando che la vita degli altri fosse sempre migliore della mia, che dentro di me mancasse qualcosa, credendo di aver bisogno di continue gratificazioni, comprensioni, vicinanze emotive.
e perdendo troppo tempo nel "chiedere" agli altri, ma non a me stessa, quello che credevo mi mancasse.
quanto tempo...passato nel buio piu' profondo, nell'inquietudine della mia anima, che non trovava mai riposo e pace, e cercava senza sosta al di fuori di se stessa, quello che già conteneva.
quante paure, ingiustificate, che hanno riempito gli spazi vuoti di vergogna, di ansia, di possessione e pazzia, nella ricerca esasperata della condivisione, del superamento dei propri limiti, della paura di sentirsi deboli e fragili, di fronte a se stessi.
quanto nero...cerchiato negli occhi, stritolato attorno al cuore, per non far uscire quel rosso sangue di cui sono fatta, quella passione che mi anima e mi spinge a vivere ogni emozione allo stremo delle mie forze.
quanti errori....con la certezza di essere nel giusto, quando di giusto c'era solo la mia impossibilità a crescere, nell'ingigantire ogni piccolo dramma esistenziale, come se fosse l'ostacolo insormontabile ed insuperabile ultimo della mia vita.
e quanta poca voglia di leggerezza, di quella sottile voglia di gioia che diventa, ogni momento, più grande, fino a riempirti all'orlo.
oggi credo di essere, finalmente, giunta a raggiungermi, ad amarmi come sono, a guardare i miei occhi liberi dai capelli sul viso e a sorridere di ogni difetto che ho.
a sorridere del mio fisico buffo e insolito, a lasciarmi alle spalle ciò che mi ha sempre impedito di spiccare il volo e ad aprire il mio cuore all'allegria, alla bellezza di rendersi trasparenti e a vivere la mia vita, non quella degli altri.
da poco un amico mi ha detto di avermi visto in foto allora...ed io che credevo che lui non conoscesse il mio aspetto di circa vent'anni fa... e mi ha risposto "ma eravamo dark..." ed è vero....
rincorrere quella parte di me che credevo fosse sepolta, mi è costato rinnegare ciò che sono, le mie radici, i miei amori.
ma quando mi sono ritrovata allo specchio, mi sono detta "ben ritrovata" ed ora posso guardare in faccia il mondo, sorridendo quando gli altri hanno bisogno di gridare per mostrare al mondo la propria felicità.
i miei silenzi sono comprensibili solo a chi mi conosce, come chi mi aveva detto che solo la distanza può generare un affetto vero....
se penso a tante piccole cose che per altri sono insignificanti, comprendo quanta sorpresa e curiosità c'è nei miei occhi....
e oggi capisco di essere libera di vivere ogni secondo col naso all'insù, felice di essere me...
e perdendo troppo tempo nel "chiedere" agli altri, ma non a me stessa, quello che credevo mi mancasse.
quanto tempo...passato nel buio piu' profondo, nell'inquietudine della mia anima, che non trovava mai riposo e pace, e cercava senza sosta al di fuori di se stessa, quello che già conteneva.
quante paure, ingiustificate, che hanno riempito gli spazi vuoti di vergogna, di ansia, di possessione e pazzia, nella ricerca esasperata della condivisione, del superamento dei propri limiti, della paura di sentirsi deboli e fragili, di fronte a se stessi.
quanto nero...cerchiato negli occhi, stritolato attorno al cuore, per non far uscire quel rosso sangue di cui sono fatta, quella passione che mi anima e mi spinge a vivere ogni emozione allo stremo delle mie forze.
quanti errori....con la certezza di essere nel giusto, quando di giusto c'era solo la mia impossibilità a crescere, nell'ingigantire ogni piccolo dramma esistenziale, come se fosse l'ostacolo insormontabile ed insuperabile ultimo della mia vita.
e quanta poca voglia di leggerezza, di quella sottile voglia di gioia che diventa, ogni momento, più grande, fino a riempirti all'orlo.
oggi credo di essere, finalmente, giunta a raggiungermi, ad amarmi come sono, a guardare i miei occhi liberi dai capelli sul viso e a sorridere di ogni difetto che ho.
a sorridere del mio fisico buffo e insolito, a lasciarmi alle spalle ciò che mi ha sempre impedito di spiccare il volo e ad aprire il mio cuore all'allegria, alla bellezza di rendersi trasparenti e a vivere la mia vita, non quella degli altri.
da poco un amico mi ha detto di avermi visto in foto allora...ed io che credevo che lui non conoscesse il mio aspetto di circa vent'anni fa... e mi ha risposto "ma eravamo dark..." ed è vero....
rincorrere quella parte di me che credevo fosse sepolta, mi è costato rinnegare ciò che sono, le mie radici, i miei amori.
ma quando mi sono ritrovata allo specchio, mi sono detta "ben ritrovata" ed ora posso guardare in faccia il mondo, sorridendo quando gli altri hanno bisogno di gridare per mostrare al mondo la propria felicità.
i miei silenzi sono comprensibili solo a chi mi conosce, come chi mi aveva detto che solo la distanza può generare un affetto vero....
se penso a tante piccole cose che per altri sono insignificanti, comprendo quanta sorpresa e curiosità c'è nei miei occhi....
e oggi capisco di essere libera di vivere ogni secondo col naso all'insù, felice di essere me...
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